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Sanare l'anomalia del bollo

Carlo Scagnoli
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Quello delle auto storiche in Italia è un vero e proprio mare magnum. Perché affianco a vetture da collezionisti che raccontano il passato dell’automobilismo ci sono quelle, semplicemente, vecchie, ancora utilizzate anche quotidianamente nonostante non dispongano di moderni sistemi di sicurezza, l’airbag su tutti, e magari inquinino pure più dei modelli moderni, alla luce della forte spinta verso elettrico e ibrido.

 

 

Questo perché possedere un modello storico nella maggior parte dei casi è un affare: dopo i vent’anni in molte regioni, come la Lombardia, si può ottenere l’esenzione dal pagamento del bollo e riduzioni sulla Rcauto richiedendo il certificato di rilevanza storica e collezionistica, da registrare sul libretto di circolazione. A rilasciare il certificato, come previsto dal codice della strada del 1992, sono i club Lancia, Fiat, Alfa Romeo e l’ Asi, l’Automotoclub storico italiano. Bisogna che la vettura sia in uno stato di conservazione originale o restaurato secondo criteri storici. La legge finanziaria del 2000 aveva previsto che tutte le auto oltre i 30 anni non avrebbero pagato il bollo, mentre per quelle tra i venti e i trent’anni doveva essere stilata una lista chiusa di modelli con tre caratteristiche, ovvero che fossero fuori serie, utilizzate per uso sportivo, oppure che omunque avessero caratteristiche stilistiche tali da essere considerare storiche.

 

Lista che non venne mai completata, per cui di fatto tutte le auto ben conservate con almeno 20 anni possono ambire al certificato di interesse storico, che viene poi registrato sul libretto circolazione dalla Motorizzazione. Con i risparmi annessi, che si traducono in mancate entrate per le casse dello Stato. Secondo i dati della Motorizzazione, a fine 2022 i veicoli aventi più di 20 anni erano 16.146.684 e quelli con la certificazione sul documento di circolazione 148.882. Un bel numero, destinato a crescere di anno in anno. Su cui anche la camera arbitrale internazionale ha chiesto chiarezza, ribadendo la necessità che i certificatori dei veicoli con rilevanza storica non siano dei semplici amatori, ma professionisti. «Chiedere una maggiore professionalità significa innalzare la qualità del mercato e tutelare i collezionisti - evidenzia il presidente Rocco Guerriero -I veicoli d’interesse storico e collezionistico sono vere e proprie opere d’arte ed è necessario, ed è quello che chiediamo - che la loro rilevanza storica venga acclarata da professionisti con dei requisiti ben definiti e un percorso di studi ben strutturato».

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