La Honda Jazz cambia marcia
“Yoo no bi” si traduce, letteralmente, come: “L’estetica dell’utilità”. Un concetto tutto giapponese, che rappresenta l’essenza della nuova Honda Jazz, un’auto che scrive davvero una nuova pagina, nel mondo delle compatte e che si presenza in duplice veste: la normale e la Crosstar (leggermente più alta e lunga), una sorta di piccolo Suv, entrambe spinte da un sistema ibrido estremamente ecologico. Rispetto al precedente modello, cambia proprio tutto, a partire dall’alimentazione. Un mezzo del genere “Va testato in strada” ed è quello che abbiamo fatto, ma prima di scendere nel dettaglio, ripassiamo qualche dato:
4.046 mm di lunghezza (cresce di 16 mm) la base e 4.090 mm la Crosstar, che cresce anche di 30 mm in altezza; sempre al top la capacità di carico, che va da 304 a 1.205 litri per la base e 298/1.199 per la Crosstar. Eccoci arrivati al dunque: la motorizzazione. Un 1.4 benzina (ciclo Atkinson) è abbinato a due elettrici, per 109 Cv totali e funge, quasi sempre, da generatore di corrente. Ora è arrivato il momento di salire in auto. Noi abbiamo testato una Crosstar bicolore, rossa e nera, la strumentazione è totalmente digitalizzata e c’è uno schermone centrale touch, da 9 pollici. Buona la qualità dei materiali usati, non si sentono scricchiolii e le plastiche sono ben assemblate. Mettiamo in moto, non si sente nulla, ma l’auto è pronta. Come abbiamo anticipato, siamo al cospetto di una ibrida, molto particolare, perché va quasi sempre in elettrico. Abbiamo girato molto in città ed il display centrale mostrava come la trazione alle ruote fosse appannaggio esclusivo degli elettrici e ogni tanto si attivava il termico, per ricaricare la batteria. Poi siamo usciti dal centro ed in autostrada abbiamo dato giù: il 1.4 benzina è entrato in funzione e l’animazione interna ci ha mostrato che stava dando coppia alle ruote. Anche quando si viaggia piano e si accelera bruscamente, il termico aiuta gli elettrici che, comunque, restano i principali addetti alla trazione. L’auto si guida con una estrema facilità, le sospensioni adattive reagiscono bene anche su sconnesso ed il cambio, un CVT (di quelli a trascinamento che in genere ronzano come insetti impazziti) è stabilizzato elettronicamente e mantiene un funzionamento simile a quello di un automatico a marce. Ottima la visuale, grazie ad un grande lavoro fatto sui montanti anteriori, che ha consentito di montare un parabrezza più capace. Peccato che l’assistente virtuale Honda fosse disattivato. Abbiamo fatto parecchi chilometri, dentro e fuori Roma, senza risparmiarci ed il computer ci ha gratificato con meno di 3 litri per 100 km. La nostra Crosstar bicolore, full optional, la si porta a casa con poco più di 28.000 euro, ma ci sono tante offerte interessanti, che partono da poco meno di 20.000 euro, con 8 anni di garanzia, compresi nel prezzo.