Berrettini in lacrime a Stoccarda: crisi nera senza fine dopo gli infortuni
Adesso Matteo Berrettini è soprattutto un grande punto interrogativo. Certamente per chi ha assistito, sbigottito, alla sconfitta che ha rimediato contro Lorenzo Sonego a Stoccarda, ma anche per chi la partita non l’ha vista e si è limitato a leggere quel risultato umiliante (6-1 6-2) e a vedere sui social le immagini dell’uscita dal campo dell’asso italiano, in lacrime. È legittimo interrogarsi sul futuro di un atleta che prima di oggi aveva vinto 20 delle ultime 21 partite giocate sull’erba. E che invece, al rientro dopo due mesi di inattività a causa dell’infortunio patito a Montecarlo, è parso totalmente fuori forma, pesante, affaticato a livelli preoccupanti, lontano anni luce dal campo e soprattutto da quel livello di gioia personale che Matteo ha sempre espresso giocando.
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E le lacrime, quelle lacrime: nel Challenger di Phoenix, dove andò a giocare dopo la sconfitta contro Taro Daniel a Indian Wells, Matteo insultò se stesso per il basso livello di tennis che stava esprimendo in quel momento. Ma era un modo di reagire alla crisi, di provare rabbia. Oggi dopo la sconfitta Berrettini, riporta l’Agi, è parso vuoto, addolorato da qualcosa di molto più profondo che non un servizio che non funziona. Come se un progetto di vita si stesse rivelando impraticabile o come se un pensiero negativo e globale lo avesse posseduto fino a privarlo di ogni goccia di energia e fargli esibire una condizione fisica scadente. Quello che dopo meno di un’ora di gioco sull’erba pareva distrutto è lo stesso Berrettini capace in carriera di vincere incontri memorabili al quinto set a Melbourne e nel catino rovente di New York. Eppure a Stoccarda, dove l’anno scorso trionfò, è parso il parente assai più agèe di quel giocatore: uno che nella vita si occupa di altro.
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Certo due mesi di inattività agonistica pesano. Così come pesa il timore di provare un’altra volta quella sensazione orrenda che deriva da un dolore nuovo, avvertito dopo tanto lavoro svolto per cacciare via quello precedente. Pesa parecchio anche il fatto che, magari, Berrettini è tornato in campo troppo in fretta rispetto a quanto sarebbe stato consigliabile: c’erano da difendere i punti dei successi di Stoccarda e del Queens dell’anno scorso e, del resto, su quale superficie, se non sull’erba, uno come Matteo potrebbe organizzare la propria ripresa? I segni e il mancato sorriso non solo stati solo quelli di una crisi fisica. Ma di qualcosa in più o di diverso. Berrettini s’è perso, per dirla con De Andrè, e non sa tornare: speriamo cacci la negatività e torni a sorridere e ruggire in campo. Se sarà così prima o poi i risultati arriveranno.