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Fratelli d'Italia vuole cambiare il calcio: la Serie A punti sui vivai, paletti sulle rose

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Modello Barcellona per le società di calcio grazie al ricorso allo strumento dell’azionariato popolare nelle società sportive professionistiche o dilettantistiche, anche attraverso le piattaforme autorizzate di ‘crowdfunding’, e salvaguardia dei vivai italiani con una delega al governo per «la modifica del sistema del calcio al fine di favorire l’ingresso e la crescita di atleti di formazione del nostro Paese». La politica cerca di soccorrere il calcio malato di debiti, ma soprattutto tenta di fornire un ’assist’ per trovare soluzioni all’eccessivo numero di calciatori stranieri nel nostro campionato. Un disegno di legge presentato a palazzo Madama da Fratelli d’Italia e visionato dall’AGI, a prima firma Rapani (a sostenerlo sono 14 senatori), punta a modificare le regole del gioco. 

 

 

Spicca innanzitutto l’articolo 5 del ddl che chiama in causa l’esecutivo «al fine di perseguire l’obiettivo di promuovere una riforma del sistema che incentivi la creazione di vivai per le giovani promesse e favorisca la presenza di atleti di formazione italiana nelle squadre del campionato nazionale, fermo restando il rispetto della normativa europea sulla libera circolazione dei lavoratori». In primis si punta alla creazione di scuole di formazione «per giovani atleti» all’interno delle società sportive professionistiche di calcio. Poi si chiede alla Figc di lavorare ad una riforma del sistema che «consenta un maggiore accesso dei giovani atleti del vivaio alla serie A». Ma soprattutto si fissa un obiettivo ambizioso: «a ogni gara» deve partecipare «un numero minimo di dieci atleti in possesso dello status di ‘atleta di formazione italiana’». 

 

 

Il governo ha diciotto mesi di tempo per adottare, dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del ministro per lo sport, uno o più decreti legislativi. Ma il ‘cuore’ del disegno di legge è legato alla sostenibilità economica del mondo del calcio che - sottolineano i promotori della legge - «sta attraversando ormai da dieci anni momenti di grande criticità». Da qui l’appello ad avviare «un programma di sviluppo sostenibile che ridia credibilità» a questo sport. Intervenendo «sotto il punto di vista della governance, a livello economico-finanziario», nonché promuovendo investimenti nei settori giovanili e nelle infrastrutture, «al fine di assicurarsi nuova linfa per questo sport, soprattutto favorendo la crescita e il passaggio dai vivai alla serie A di atleti che abbiano una formazione calcistica italiana». Come? La prima misura è quella dell’introduzione nell’ordinamento di strumenti in «grado di coinvolgere i tifosi e di renderli direttamente responsabili rispetto alla proprietà e all’organizzazione delle società sportive professionistiche e dilettantistiche». Un rimedio è quello di sviluppare forme e condizioni di azionariato popolare per le società sportive professionistiche e dilettantistiche. Riuscirà a passare una riforma così invasiva per il mondo del pallone?

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