La startup Nalucoat supera le cromature: ecco la soluzione ecologica utilizzata in Formula1
Una piccola, grande rivoluzione. Un'idea italiana, che presto potrebbe far il giro del mondo. Una soluzione che coniuga l'attenzione per l'ambiente e le esigenze della Formula Uno. Si chiama Nalucoat, la start-up bolognese che nasce con il preciso scopo di eliminare dai trattamenti di finitura delle superfici l'utilizzo del cromo, uno dei più pericolosi tra gli agenti inquinanti tutt'oggi in uso. Nalucoat è il nome del trattamento “green” per la finitura dei materiali, ma anche la startup benefit nata dall'unione del know-how di due aziende, Leba 1974 e Nanoprom Chemicals Group, specializzate rispettivamente in trattamenti di finitura su alluminio e vetrificazione a freddo delle superfici, oggi impiegata da società aerospaziali e team di Formula Uno. E proprio nel regno della velocità che, questa novità, troverà ampio spazio.
Gare che si giocano sul filo del rasoio, sui decimi di secondo. Non serve un genio per capire l'importanza di avere un mezzo a quattro ruote che pesi magari un chilogrammo in meno. Che abbia un alettone o un minuscolo rivestimento più leggero. Quello che per le persone comuni è un piccolo dettaglio, in Formula Uno rappresenta la differenza tra vincere e arrivare esimi. Per decenni, il cromo esavalente ha fornito una colorazione e una finitura brillante a numerosi prodotti di consumo, dai paraurti ai cofani delle automobili a rubinetti della cucina e alle lampade. L'elemento al centro del processo di cromatura è anche usato come rivestimento antiruggine indispensabile per i componenti dell'aviazione, come il carrello di atterraggio degli aeroplani.
Non vai poi dimenticato l'aspetto ecologico. Le emissioni atmosferiche del processo di placcatura sono tossiche per l'ambiente e rappresentano un rischio. Un processo innovativo, che potrebbe rivoluzionare il settore dei trattamenti estetici dell'industrial design, proponendo un'alternativa green ai processi attuali, ad alto impatto ambientale e sulla salute. Una piccola, grande rivoluzione che, dalla Formuna Uno, potrebbe arrivare alla produzione industriale. Sempre col marchio del Made in Italy.