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Argentina campione del mondo. Partita da infarto: trionfo ai rigori sulla Francia

Luca De Lellis
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È impossibile raccontare la girandola di emozioni che ci ha regalato questa finale dei Mondiali del Qatar tra Francia e Argentina. Una commedia dal sapore drammatico, terminata solo dopo la roulette russa dei rigori. Alla fine, ha vinto l’entusiasmo di un popolo. L’unità di una generazione che voleva donare un ultimo regalo al suo mentore: Leo Messi, autore di una doppietta commovente che spezza la maledizione. E non potevano che deciderla lui e l’uomo delle finali per l’albiceleste: il “Fideo” Di Maria. Gli errori dal dischetto di Coman e Tchouameni regalano la Coppa del Mondo alll'albiceleste. A trentasei anni dall’ultima volta di Diego, la sua terza Coppa del Mondo è realtà. Sfuma così la possibilità dei Blues di eguagliare l’Italia di Vittorio Pozzo, vincitrice delle edizioni 1934 e 1938, e il Brasile di Pelè (1958-62).

Per quel che riguarda la partita, sono bastati due minuti per capovolgere il senso di marcia. Per la Francia apatia totale per 70’, nervi seppelliti sottoterra. Poi l’uno-due terrificante del campione e capocannoniere definitivo del torneo: Kylian Mbappè. A partire dal nostro Paese, quasi tutti gli appassionati speravano in un “Last Dance” romantico per Messi. Deschamps in conferenza aveva pigiato proprio questo tasto per creare un nemico comune in grado di rafforzare il gruppo. Ma il trucco non ha fatto leva almeno all’inizio, perché dalla frittata di Dembelè in poi non c’è stata partita, fino a quando i 60.000 argentini di Lusail si sono arresi allo strapotere del numero 10 francese.

Dall’altra parte Di Maria, mossa a sorpresa dell’undici iniziale azzeccatissima da Scaloni, comincia a fare il proprio comodo dal 21’. Koundè stringe troppo e lascia l’uno contro uno del Fideo con Dembelè, che lo aggancia in maniera leggera. Rigore forse generoso, il quinto nel torneo per l’Argentina. Messi di fronte al suo destino non può esimersi. Spiazzato Lloris e 1-0 albiceleste. Ci si aspetta una reazione dei campioni del mondo in carica, invece zero. E allora arriva il raddoppio, una doccia gelata per i Blues. L’azione è da manuale del calcio, per citare Josè Altafini. Tutto di prima, in sequenza Julian Alvarez-Messi-Molina-Mac Allister, assist per l’accorrente Di Maria dall’altra parte e palla in buca d’angolo. La Francia è stordita. Deschamps prova a correre ai ripari compiendo una scelta forte: fuori al 41’ un disastroso Dembelè e Giroud, dentro Kolo Muani e Marcos Thuram. Ma cambia poco o niente, almeno fino al 79’.

Il calcio è il regno dell’impossibile. Un errore madornale di Otamendi spiana la strada a Kolo Muani. Altro rigore: Mbappè, fin lì annullato dalla morsa creata ad hoc da Scaloni, buca Martinez. Un fulmine a ciel sereno: è 2-1. Così come con l’Olanda, l’albiceleste dice “gatto” quando ancora non ce l’ha nel “sacco”. Molla troppo presto. Intanto si è acceso il fenomeno del Psg e, nel giro di due minuti, è pareggio. Il secondo gol è di una bellezza accecante. Un diagonale al volo di destro sul secondo palo che suona come un verdetto amaro per Leo Messi e compagni: è tutto completamente da rifare per l’Argentina. La storia è ancora tutta da scrivere, per l’esultanza incontenibile del presidente francese Macron. Prima della fine dei 90’ può vincerla la Francia con Rabiot e poi l’Argentina con il sinistro micidiale di Messi, ma il miracolo di Lloris porta tutto ai supplementari.

E qui l’Argentina riprende incomprensibilmente vigore. Spinta dal suo leader, sempre Messi, che segna il 3-2 sulla respinta di Lloris al tiro di Lautaro Martinez. Sembra finita, ma questa finale è destinata a rimanere nella leggenda di questo sport. Allora un altro rigore per un tocco di mano sancisce la tripletta di Mbappè, un fuoriclasse soprannaturale. Kolo Muani e Lautaro divorano i rispettivi match point. I rigori dicono Argentina, quello decisivo è di Montiel. Le lacrime scendono sui volti degli interpreti. Leo Messi si è preso tutto in un anno: Copa America e Mondiale. A coronamento di una carriera irripetibile. E a noi non resta che dirgli “grazie”.

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