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I bosniaci Dzeko e Pjanic si ribellano: "Con la Russia non giochiamo"

Francesca Schito
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Per chi sa cosa vuol dire vivere sotto le bombe, la guerra è una cosa ancora più inaccettabile. E come spesso accade, fuori dall'Italia gli sportivi sono molto meno restii a esprimere le loro posizioni sulle decisioni politiche o comunque sulle scelte delle rispettive federazioni.

È quanto accaduto dopo l'ufficializzazione da parte della Federazione bosniaca dell'amichevole fissata contro la nazionale russa il prossimo 19 novembre, il giorno che precede la cerimonia di apertura del Mondiali in Qatar, ai quali la rappresentativa russa non parteciperà perché fermata prima di giocare lo spareggio decisivo. I motivi dell'esclusione sono ben noti, al di là del fatto che sia corretto o meno far pagare a degli sportivi le azioni del proprio governo, il messaggio inviato alla Federazione Russa era chiaro: la guerra non è ben accetta.

Stessa linea di pensiero di due rappresentanti della nazionale bosniaca particolarmente affezionati all'Italia. Miralem Pjanic, ex stella di Roma e Juventus, non le ha mandate a dire: "Non è una buona decisione. Ogni volta che la Nazionale inizia a ottenere buoni risultati, c'è sempre qualcosa che non va. Sono senza parole. La federazione conosce la mia posizione".

L'amico di sempre Edin Dzeko, oggi centravanti dell'Inter con un passato nella Roma, ci ha messo il carico: "Sono contrario alla disputa di questa partita! Io sono sempre e solo per la pace. Purtroppo non sono io a decidere ma la mia posizione è chiara. Non giocherò mentre persone innocenti soffrono. Sono solidale con il popolo ucraino", le parole dei due bosniaci rilasciate alla testata online Klix. 
 

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