Zinedine Zidane ritorna sulla testata a Marco Materazzi: “Mia madre stava male. Tutto nel giro di un secondo...”
Quando si parla di Zinedine Zidane si è di fronte a un genio assoluto del calcio, sia da giocatore che da allenatore. Ha vinto praticamente ogni competizione calcistica, arricchendo la sua straordinaria carriera con un pallone d’oro nel 1998, anno nel quale conquistò il mondiale con la Nazionale transalpina. Ma come tutti i geni che si rispettino, ha avuto anche i suoi momenti di sregolatezza. Il più impresso nella nostra memoria risale inevitabilmente a quel 9 luglio 2006, quando “Zizou”, nella finale del campionato del mondo contro l’Italia, sfogò tutta la sua frustrazione nel momento di massima tensione del match. Un raptus d’ira – la testata a Marco Materazzi - che gli precluse la possibilità di calciare il suo secondo rigore della serata nella lotteria che consegnò la coppa agli azzurri.
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Nel giorno in cui festeggia i suoi 50 anni, rilasciando una lunghissima intervista a L’Equipe, il campione francese è nuovamente tornato sull’episodio che rovinò l’ultima passerella della sua vita da calciatore: “Per me, in particolare, non è stata la gara più bella. Durante quella finale sono successe tante cose. Il cucchiaio su rigore, la parata di Buffon sul mio colpo di testa, e poi per me la cosa si chiuse in quel modo”. Sul motivo della testata di cui si è tanto discusso nel corso degli anni. Ma ora l’ex allenatore del Real Madrid ha voluto svelare un nuovo retroscena: “Quel giorno – spiega a distanza di quasi 16 anni Zidane – mia madre era affaticata, non stava bene, magari nulla di grave ma ero preoccupato. Poi c'era la pressione e lui ha cominciato a parlarmi non di mia madre, ma di mia sorella. Ha detto varie volte che non ha mai insultato mia madre: è vero. Ma ha insultato mia sorella, che in quel momento stava assistendo mia madre. In campo ci si insulta, tutti si parlano, anche male. Ma quel giorno è andata così. Parlando di mia sorella Lila ha fatto scattare qualcosa e nel giro di un secondo è successo. Poi bisogna accettarlo”.
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Una fine ingloriosa per uno dei giocatori più forti ed eleganti della storia del gioco. Ma Zidane ha imparato a convivere con il mostro di quel ricordo: “Non ne sono fiero, ma fa parte del mio percorso. In quell’istante – ha concluso il fuoriclasse di origini algerine - ero semplicemente fragile e in momenti del genere può capitare di fare cose che non vanno bene”.
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