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Il trionfo di Mourinho in Conference League: "Abbiamo scritto la storia e ora resto qui"

Alessandro Austini
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Ci voleva un allenatore speciale per regalare alla Roma un trofeo che aspettava da tanto, troppo tempo. L'ha vinta soprattutto lui, José Mourinho, il condottiero di un gruppo che ha portato a termine la missione a Tirana contro il Feyenoord. Vincendo... alla Mourinho. Un gol "di rapina", tanta difesa, testa, cuore, intelligenza. E alla fine il tecnico è scoppiato in lacrime, festeggiando con la stessa intensità di una Champions.

"Ci sono tante cose che mi passano in testa nello stesso momento - dice con le lacrime agli occhi - ho detto ai ragazzi che a Torino avevamo fatto quello che dovevamo, il nostro lavoro di una stagione. Oggi non era lavoro, ma storia: scrivere o non scrivere, l'abbiamo scritta".

 

Una nottata pazzesca, intensa, magica, indimenticabile che entra "nella storia della Roma - racconta ancora Mourinho - e anche nella mia. Mi hanno detto da poco che solo io, Ferguson e Trapattoni abbiamo vinto trofei in tre decadi diverse, mi fa sentire vecchio...ma è una cosa bella per la mia carriera. Adesso vado in vacanza, in spiaggia davanti casa mia. La cosa molto molto bella nella mia carriera è che, al di là del trofeo europeo con il Manchester United, farlo con Porto, Inter in Champions e con la Roma è molto molto speciale. Un conto è vincere quando tutti se lo aspettano e un altro è vincere quando le cose rimangono immortali e per sempre. Questo fa sentire speciale. Non dico che non penso a me, ma penso soprattutto alla gente romanista che festeggia oggi, spero ci aspettino. Rimane per sempre, sono veramente felice per i nostri ragazzi e la famiglia romanista".

 

Il suo futuro è qui. Per provare a vincere ancora. "Io rimango, non c'è dubbio, anche se arriva qualche voce o qualcosa. Voglio rimanere a Roma. Bisogna capire cosa vogliono fare i nostri proprietari, che sono onestissimi, per la prossima stagione. Possiamo dare seguito a questo progetto, bisogna solo capire per definire una direzione per la prossima stagione. Certo che mi sento romanista, magari è un modo anche di lavorare. Sono portista, sono interista, sono chelsista, pazzo del Real Madrid, adesso sono romanista. Sono di tutti quelli che con me creano una famiglia, cercano un obiettivo, stanno insieme nei momenti difficili e per fortuna anche in momenti come questo. Per tutto il rispetto di tutti i club dove ho lavorato e di cui sono innamorato, oggi sono romanista al 100% perché questa gente è incredibile". E adesso gli farà capire ancora di più che significa vincere a Roma.

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