Morgan, nuovo programma su Rai2: "Se mi propongono per Sanremo sono pronto ad andare"
A partire da lunedì 10 aprile in seconda serata su Rai 2 va in onda il programma Stramorgan in cui Marco Castoldi, in arte Mongan, si mette per la prima volta alla prova come conduttore. Accanto a lui Pino Strabioli, «compagno di viaggio con doti rare in tv, sa infatti far venir fuori il meglio dalla persona che accompagna» sottolinea Morgan in una conferenza stampa in cui erano presenti Stefano Coletta e Giovanni Anversa, rispettivamente direttore e vicedirettore dell’intrattenimento prime time di viale Mazzini. «Saranno quattro serate consecutive dedicate alla musica italiana e non solo ed ognuna sarà dedicata ad un personaggio. Avremo Domenico Modugno, Umberto Bindi, Lucio Battisti e Franco Battiato. Ma ci saranno molte contaminazioni musicali in un programma in cui il titolo fonde i nomi dei due conduttori» continua Morgan estremamente soddisfatto dei complimenti che gli sono stati rivolti da Stefano Coletta.
Che significa per lei Stramorgan?
«Il programma non è solo un’occasione che la Rai mi ha dato. L’azienda mi ha dato fiducia. Ho proposto tanti progetti in passato ma nessuno mi è stato mai approvato, colpa della stampa che ha dato di me un’immagine controversa. Mi sono trovato blindato in una connotazione in cui non mi riconoscevo. Questa chance arriva oggi a 50 anni ma credo che ce la siamo data tutti a partire dalle straordinaria squadra Rai di Torino che ha lavorato con me».
Dunque lei non è un ribelle...
«Non lo sono affatto. Mi ribello a particolari situazioni che non mi piacciono. Non voglio fare rivoluzioni. Ma combatto per il bene, il meglio, in un clima di partecipazione emotiva che si ritrova nella mia musica e nel mio programma».
Anche lei, però, ha contribuito a dare di se stesso un’immagine distorta...
«Io posso fare male a me stesso, ma fino ad un certo punto. Questo programma è una chance in cui posso dimostrare di essere diventato grande. Ho tre figlie e sono convinto che essere responsabile significa non ledere gli altri. Adesso il mio impegno è riuscire a mantenere tutte le promesse: per me andare in scena significa emozionarmi e bruciare come un vulcano».
Che le piacerebbe fare in futuro?
«Quello che faccio adesso, raccontare musica e suonarla. Ci sono ancora tante cose che non siamo riusciti a fare in queste quattro puntate».
Che cos’è per lei l’arte?
«L’arte è ciò che distingue l’uomo dalle altre forme viventi. Le leggi dell’arte sono quelle della morale. Non solo, ma la musica è l’arte più gratificante rispetto alle altre. È un’occasione per il servizio pubblico».
Come ha scelto i quattro artisti a cui dedica le puntate?
«Li ho selezionati in base alle mie conoscenze ed a tutti quelli di cui non ho parlato in precedenza. Di De Andrè ad esempio, e di altri, mi sono occupato già molto. E poi volevo rivalutare Umberto Bindi che negli ultimi anni è stato alquanto dimenticato. Inoltre ad ognuno dei quattro ho dato il proprio alter ego come vedranno i telespettatori».
E gli altri tre come li ha scelti?
«Modugno è il cantautore per eccellenza, il padre dei padri dei Cantautori, di Lucio Battisti quest’anno ricorrono gli anniversari e Battiato lo sentiamo molto vicino a noi».
È vero che ha chiesto di essere nel 2024 a Sanremo?
«Ne hanno parlato i giornali ma io non ho mai chiesto nulla. E non lo desidero. Meglio Stramorgan. Ma se la Rai me lo chiedesse accetterei».
Se lei dovesse affidare un programma a se stesso, quale sceglierebbe?
«Naturalmente un progetto che si occupa di musica. La musica in tv è una materia che conosco bene. Anche la musica classica andrebbe portata in scena».