Botte da orbi tra Parisi e Presta: “Linciaggio mediatico”, “Querelo per diffamazione”
Botta e risposta tra Heather Parisi e il manager televisivo Lucio Presta. La showgirl per la prima volta, in un lungo post pubblicato sulle sue storie di Instragram, parla della vicenda portata alla luce da Presta che sul suo profilo Twitter aveva raccontato che l’ufficiale giudiziario aveva raggiunto l’ex ballerina, da anni residente a Hong Kong, a margine della registrazione della trasmissione ‘Belve’ (condotta da Francesco Fagnani), affinché provvedesse a onorare quanto disposto dal Tribunale «che ti ha condannato per diffamazione al pagamento di una somma ingente», aveva scritto Presta. L’ufficiale giudiziario aveva inoltre effettuato «il pignoramento a persona fisica presso gli studi a fine registrazione», aveva ancora scritto il manager televisivo su Twitter. Parisi nega che ciò sia mai avvenuto e parla di «linciaggio mediatico».
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«Cosa avrei mai fatto di così terribile da meritare questo trattamento? - scrive l’ex showgirl - ho pubblicato la foto della compianta mia migliore amica, abbracciata a me, ‘senza il consenso scritto da parte degli eredi’». Parisi ha poi affermato che «la sentenza mi ha condannato, per il solo fatto formale della pubblicazione della foto senza autorizzazione scritta, al risarcimento dei danni» e che «nessun rappresentante (delle forze dell’ordine, ndr) si è mai palesato alla mia presenza». Immediata la replica di Presta che su Twitter scrive: «Dopo le ultime dichiarazioni odierne della adorata Heather Parisi mi toccherà querelare la signora per diffamazione ed una serie di bugie o mi vedrò costretto a pubblicare bonifico fatto quel giorno da una terza persona legata al marito motivo per cui non hanno pignorato. Pensaci».
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Il manager televisivo all’Adnkronos spiega inoltre che Parisi non è stata condannata per aver «messo la foto» ma «per quello che c’ha scritto sotto - dice -. Lei ha messo alla madre dei miei figli, a mia moglie, alla persona che ho amato di più al mondo, a una sua amica delle parole che mia moglie non avrebbe mai pronunciato contro di me e contro i suoi figli. Per questo il giudice l’ha condannata».