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Sanremo 2023, sul Festival si abbatte il ciclone Fiorello

Carlo Antini
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Il ciclone Fiorello si è già abbattuto su Sanremo. Ciuri, come lo chiama Amadeus, si è già impossessato del Festival. Nonostante non sia (almeno per il momento) fisicamente presente sul palco dell’Ariston, lo showman siciliano è diventato uno dei protagonisti indiscussi della festa. La Rai ha avuto l’idea geniale di trasferire nel palinsesto notturno il fortunato format mattutino di «Viva Rai2!» e il pubblico gli ha dato ragione. Fiorello sarà stato meno d’accordo visto che, notoriamente, la mattina è operativo prima dell’alba e, all’ora in cui finiscono le puntate-maratona del Festival, generalmente è già quasi sveglio. Non ne ha fatto mistero neanche stavolta. Al suo esordio al dopo-festival ha messo subito le cose in chiaro. «Vi avverto, io non ce la faccio ad aspettare le 2. Me ne vado prima. Questa è la prima e l’ultima volta. Da domani torno in onda di mattina e tanti saluti». Stefano Coletta, direttore di Rai1, non si lascia «intimidire», gli regge il gioco e tira dritto. D’altronde se il quarto Festival targato Amadeus fa il pieno di ascolti, «Viva Sanremo!» tiene alta l’asticella. «Ma ci sarà qualcuno davanti alla tv?», si chiede Fiorello. Eccome se c’è. I dati non lasciano dubbi. Nel passaggio di testimone notturno tra Amadeus e Fiorello, lo share resta praticamente invariato. Decimale più, decimale meno. Amadeus vince col 62,4%. Fiorello risponde col 60%. I vertici di Viale Mazzini gongolano. «Il dopo-Festival è un prezioso coronamento - esulta l’amministratore delegato Rai, Carlo Fuortes - La decisione di spostare la trasmissione su Rai1 dopo le serate del Festival ha fatto centro. L’allegria, la disponibilità e la straordinaria professionalità di Fiorello sono un ulteriore regalo e contribuiscono a rendere unica questa edizione di Sanremo».

 

 

 

Ma qual è il segreto di Fiorello? Una cosa è certa. Così com’è, il palinsesto Rai funziona alla perfezione. Forse l’uovo di Colombo sta proprio nell’alternanza dei registri televisivi. Sanremo è, per antonomasia, uno spettacolo corale, una sorta di sinfonia televisiva in cui gli strumenti dell’orchestra sono tanti e il successo sta nella gestione della molteplice varietà dello spartito. E in questo Amadeus è ormai un maestro. Fiorello, invece, è un battitore libero. Protagonista di un quasi «One Man Show» capace di tenere la scena per ore senza far calare la tensione comica neanche per un secondo. Irresistibile. Ed è l’unico che si permette di schernire il presentatore-direttore artistico. Dalle sue gaffe sui nomi dei cantanti in gara, («hai detto Sangiovanni al posto di Gianmaria e Salmo al posto di Blanco, li stai sbagliando tutti che ti succede?»), all’esilarante gag sui compensi del Festival («secondo te uno come Amadeus per 70mila euro si sente 400 canzoni? Noo, Amadeus prende 350mila euro a serata e ne dichiara 70mila. Lo chiamavano Nero per caso!»). Eccolo il segreto. Tra Fiorello e Amadeus c’è un’amicizia. Vera. Fortissima. Ed è sulla loro amicizia che il Festival può volare. Davvero.
 

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