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Verissimo, Massimiliano Morra ribalta la storia su Ares e Adua Del Vesco: "Mai obbligato. E non sono gay"

Giada Oricchio
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Massimiliano Morra, il concorrente più silenzioso del GFVip 5, si è raccontato nella puntata di “Verissimo” di sabato 28 novembre: “Sono figlio dell’Ares, ho parlato per rancore. Perché Adua ha detto che sono gay? Lei sa benissimo che non è vero”.

Massimiliano Morra, classe 1985, è appena uscito dal Grande Fratello Vip 5, un successo targato Alfonso Signorini e Mediaset. L’attore napoletano, che si è posto con così tanto garbo da non lasciare il segno, ha raccontato a Silvia Toffanin, delicata, ma risoluta padrona di casa, cosa è successo in passato con Rosalinda Cannavò alias Adua Del Vesco, ancora concorrente del reality show: “Tra me e Adua non c’è mai stato nulla se non un’amicizia. Dopo la nostra finta relazione, l’ho corteggiata tanto e insistentemente perché nel tempo mi ero molto legato a lei, ero quasi innamorato. Da parte sua c’erano dei segnali che mi facevano intuire che ci fosse un interessamento. Il mio eccessivo corteggiamento ha fatto precipitare la situazione e non ci siamo più visti né sentiti per due anni. Lei si è sentita un po’ oppressa perché la corteggiavo e non l'ha vissuta in modo tranquilla, ma nella casa avevo voglia di riavvicinarmi come amico. Io cerco sempre di mettere una pietra sopra alle cose sbagliate perché un singolo episodio non può rompere un’amicizia, lei ha dimostrato di avere più rancore, però poi ha percepito che volevo riavvicinarmi a lei in maniera sincera e abbiamo fatto pace”.

Sulla finta storia d’amore, Morra si assume ogni responsabilità: “Nessuno mi ha mai obbligato. Il sistema mi ha consigliato di costruire una finta storia per promuovere la fiction in cui ero protagonista. Ero giovane e avevo in mente un solo obiettivo: diventare attore. Vedevo quel consiglio come una molla per arrivare ancora più in alto. Il torto l'ho fatto a me stesso perché mi sono negato il vivere una storia. Ero arrivato a un punto della carriera in cui ero felicissimo, però questi sacrifici mi hanno pesato e mi sono ritrovato a un punto in cui ero davvero solo e sono caduto in depressione”.

Silvia Toffanin gli chiede: “Perché ha raccontato che sei omosessuale?” e Morra ha steso un velo pietoso: “Non so perché lo ha detto. A un certo punto, la mia sessualità deve rimanere anche cavoli miei, Lei sa benissimo che non lo sono, ti ripeto, c’è stato quell’episodio. Sono rimasto interdetto anche perché prima ha detto che non lo aveva detto, poi sì, poi ha detto che ero stratega, oggi non vado a soppesarlo, lei mi conosce da tantissimi anni, sa chi sono e sono rimasto un po’ interdetto da quella cosa”. La conduttrice gli fa riascoltare le durissime parole di Manuela Arcuri su lui e Adua: “Perché si lamentano solo ora? Forse perché non lavorano più?!” e Massimiliano Morra innesta la retromarcia sull’Ares-gate che sembrava una bomba e invece era un triccheballacche: “Dalla casa, le cose sono arrivate in maniera distorta. All’Ares devo tutto, se sono Massimiliano Morra è grazie a quelle persone, devo tutto a loro, ho provato del rancore perché sono stato allontanato dalla sera alla mattina, da un giorno all’altro non ho più lavorato e la cosa mi ha fatto male. Sono caduto in depressione. Qualche mia parola in casa è stata fraintesa, ripeto: devo tutto all’Ares e sarebbe banale non essere più che riconoscente all’Ares team. Ammetto che io l’ho vissuta male perché sono stata allontanato da quel mondo senza capire il motivo, senza sapere il perché. Ma io sono figlio dell’Ares, sono stati loro a crearmi dal nulla, sono una loro creazione e se ho fatto le fiction è grazie a loro. Questa situazione mi ha portato un malessere molto forte, trovarsi improvvisamente disoccupato a 35 anni, senza un lavoro, senza una sicurezza mi ha pesato molto e ho detto cose poco carine. Ho sofferto di depressione, ansia e attacchi di panico anche per questo motivo. Spero che con il tempo la situazione possa migliorare per me e per Adua”.

La Toffanin domanda a bruciapelo: “Hai più sentito Alberto Tarallo (il capo dell’Ares nonché compagno dello sceneggiatore Teodosio Losito morto suicida, nda)?” e Morra con gli occhi velati di amarezza e malinconia per un’epoca che non tornerà più: “Non ho più sentito Albero Tarallo e mi dispiace perché mi ha dato tanto. C’è stata anche la perdita di Teo, mi mancano tanto, non ho avuto più modo di parlare con loro, sono i miei papà artistici, mi mancano un po’, questo sì. Se userò il mio vero nome come ha fatto Adua? No, io resto Massimiliano perché in fondo esiste perché esiste Gabriele. I due vanno insieme a braccetto e fanno parte della stessa persona, uno senza l’altro non esisterebbe”.

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