Acca Larentia, "atto vile del Pd": scontro sulla rimozione della targa, insorge la destra
È scontro sulla rimozione di una targa dedicata a Stefano Recchioni, nei pressi di via Acca Larentia a Roma, a pochi giorni dall’anniversario della strage del 7 gennaio 1978, quando militanti di estrema sinistra uccisero due giovani appartenenti al Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, davanti alla sede del Movimento Sociale Italiano nel quartiere Tuscolano. La terza vittima, Stefano Recchioni, fu uccisa qualche ora dopo durante gli scontri per la protesta organizzata sul luogo dell'agguato. La rimozione della targa è stata duramente criticata da esponenti della destra, mentre la sinistra ha difeso la decisione. Durissimo il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, che ha definito la rimozione “un atto vile e provocatorio orchestrato dal responsabile del PD romano, Enzo Foschi che ancora una volta rinfocola gli animi e fa sciacallaggio su una data dolorosa e simbolica per tutta la destra italiana e, spero, per tutta Italia“. L'esponente di FdI ha sottolineato che "è falsa l’informazione fornita al sindaco secondo la quale la targa fosse comparsa da pochi giorni", spiega ancora Rampelli. "È stata solo ripristinata in seguito ai lavori affrontati dal condominio. Ora, se il sindaco di Roma ritiene che tutte le targhe e le scritte abusive della Capitale debbano essere rimosse ci piacerebbe conoscere la lista e un trasparente cronoprogramma per la rimozione, a fugare ogni dubbio di faziosità".
Domenico Gramazio, vice presidente dell'Associazione “Acca Larenzia”, in una lettera aperta che Il Tempo pubblicherà integralmente martedì 31 dicembre chiede al sindaco Gualtieri "un sussulto di dignità" e di intitolare quella strada ai "Martiri di Acca Larenzia". "Quasi mezzo secolo in cui neanche una via è stata permessa a quei tre giovani", scrive Gramazio secondo cui la rimozione della targa è "la profanazione di un ricordo" che avviene proprio "a ridosso dell’anniversario di quell’assassinio, il 7 gennaio", rappresentando così anche una "provocazione".
Sul caso interviene Gianni Alemanno, segretario del Movimento Indipendenza ed ex primo cittadino di Roma: "Un sindaco inesistente come Roberto Guartieri si sveglia per fare una provocazione che neppure Veltroni e Rutelli avevano pensato: rimuovere la targa che ricordava il sacrificio di Stefano Recchioni ad Acca Larenzia. Il PD romano non trova niente di meglio da fare che chiedere al Ministro Piantedosi di vietare le cerimonie di ricordo della strage del 7 gennaio, che si ripetono ogni anno da quel lontano 1978". "A pochi giorni dall’anniversario di quell’eccidio, in cui persero la vita i militanti del MSI Stefano Recchioni, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, le sinistre politiche e istituzionali stanno tentando di aizzare gli animi per provocare incidenti e risvegliare i vecchi odi degli anni di piombo - aggiunge -. L’alibi dell’antifascismo non regge di fronte alla pericolosità e alla stupidità di queste provocazioni. Roma ha già pagato un tributo di sangue troppo pesante, in termini di giovani di destra e di sinistra che sono stati uccidi in nome di queste logiche di annientamento dell’avversario politico. Invitiamo il Ministro degli Interni Piantedosi a far prevalere il buon senso e non vietare celebrazioni di ricordo che, come hanno detto anche i giudici della Cassazione, non costituiscono reato. Nessuno di noi che viene da quella storia politica potrebbe accettare questi assurdi divieti".