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Roma, “tranvata” sui trasporti pubblici: metro della vergogna

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Antonio Sbraga
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Roma è proprio senza "metro" di paragone in Europa: risulta, infatti, tra «le peggiori del continente in termini di dotazione di binari di metropolitane e tranvie e le opere previste non basteranno a colmare il divario se non si accelera con i progetti mancanti e necessari», avverte il nuovo Rapporto Pendolaria sulle Aree urbane. La città eterna è ancora ferma al palo del «binario, triste e solitario» cantato dal suo antico reuccio, Claudio Villa. Perché tuttora può contare solo su quasi un ottavo dei chilometri di binari di metro (60,6) rispetto a quelli di Londra (470,6). Ma anche di circa un quinto a confronto con Madrid (291,3) e di quasi un quarto di quelli presenti a Parigi (225,2). Roma dispone di una media di appena 1,43 km ogni 100 mila abitanti, ben lontana dai 4,93 della capitale del Regno unito, dei 4,48 di quello spagnolo, dai 4,28 di Berlino, dai 3,51 di Monaco e dai 3,22 di Barcellona. Ma questa "tranvata" capitale colpisce anche sul fronte interno: le 73 stazioni di Roma hanno soltanto poco più della metà dei chilometri della metropolitana milanese (103,8 con 121 stazioni) e sono tallonate dai 47 chilometri di Napoli.

 

 

Anche se tutta la penisola dimostra una certa "allergia" alla cura del ferro: la lunghezza totale delle linee di metropolitane in Italia si ferma a poco meno di 256 km totali, lontanissimi dagli oltre 680 km del Regno Unito, dai 656,5 km della Germania e dai 615,6 della Spagna. Stesso problema per i 397,4 km di tranvie italiane rispetto agli 875 km della Francia, dove nel solo 2023 sono stati inaugurati ulteriori 40 km. In Italia, invece, da almeno 8 anni si procede a passi di lumaca: «Drammatico il rallentamento avvenuto dal 2016 - sottolinea il Rapporto stilato da Legambiente - da allora al 2023 sono stati realizzati 11 km di tranvie e 14,2 di metropolitane, con una media annua rispettivamente di 1,375 km e 1,775 km, lontanissimo da quanto sarebbe necessario per recuperare la distanza dalle dotazioni medie europee». E in questo stallo la Capitale presenta la situazione peggiore: «le novità che vengono da Roma descrivono una situazione alquanto desolante», commenta Legambiente, che denuncia i 7 peccati capitali della mobilità nella capitale. A partire dall’agognata «chiusura dell’Anello Ferroviario romano, prima ci sono state le coperture finanziarie dei fondi del PNRR, poi tagliati con la revisione della scorsa estate, con 175 milioni di euro in meno sui 262 che erano disponibili inizialmente. Rimane ora un progetto pronto da 30 anni, ma che scompare nuovamente dall’orizzonte».

 

 

Al secondo posto c’è «il cosiddetto nodo Pigneto di Roma, la realizzazione di una nuova stazione di interscambio tra ferrovie regionali e metro C nel quadrante est: a oggi sono andati deserti 3 bandi di gara, la costruzione non è mai iniziata e si viaggia in ritardo di almeno 6 anni». Sul mesto podio figura anche il «quadruplicamento della Ciampino-Capannelle, anch’esso finito nei tagli della revisione del Pnrr insieme al raddoppio Cesano-Vigna di Valle sulla FL3». Ma il Rapporto punta l’indice anche sul «raddoppio della FL2 fino a Guidonia, ben lontano dal vedere una conclusione», la nuova linea tranviaria «Viale Palmiro Togliatti e la TVA (Termini-Vaticano-Aurelio), rimandata al 2026 perché non sarebbe stata inaugurata in tempo per il Giubileo, protagonista di polemiche assurde che vanno avanti da mesi e che mirano a uno stop dell’opera per motivi surreali, ossia il presunto impatto visivo e acustico su Via Nazionale». E, infine, il caso della «ferrovia Termini-Giardinetti che dall’estate 2015 vede appeso al capolinea di Giardinetti un avviso che notifica la chiusura della tratta Centocelle-Giardinetti. Sono passati quasi 9 anni e nulla è cambiato, lasciando inutilizzati 3 km di binari in un quadrante a dir poco problematico per ingorghi e scarsità di servizi pubblici. Basti pensare che il bus sostitutivo costa alla collettività 700mila euro all’anno, a fronte dei 300mila che occorrerebbero per far ripassare i treni su binari già esistenti».

 

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