Roma, scoppia la guerra dell'Imu: l'Ater la porta in tribunale
Liberarsi del fardello del debito Imu nei confronti di Roma Capitale per l’Ater è questione di sopravvivenza. A metterlo nero su bianco nella relazione al Bilancio di previsione 2024 è la stessa azienda delle case popolari, che spiega di avere fatto ricorso davanti alla Commissione tributaria provinciale per gli avvisi di accertamento relativi al 2016, per 57 milioni di euro. Ater poi, si legge nel documento, «è in procinto di presentare i ricorsi per le annualità 2017 e 2018» arrivando a contestare così un totale di 172 milioni. «In caso di soccombenza - avverte la direttrice generale Edmonda Rolli - è del tutto pacifico che l’attivazione delle conseguenti misure di riscossione coattiva condurrebbe l’ente in uno stato di insolvenza che non consentirebbe di far fronte ad alcun impegno finanziario, causandone la completa paralisi finanziaria».
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Questo perché «il carico fiscale complessivo derivante dall’eventuale applicazione dell’Imu», sommato al valore medio di Ires e Irap, «avrebbe un peso superiore al 70% del valore annuale contabilizzato in bilancio per canoni di locazione». Un disastro per le casse dell’Ater di Roma, su cui peraltro già pesa oltre un miliardo di euro di morosità accumulata dagli inquilini che non pagano il canone. Quest’anno inizierà a lavorare una task force esterna a cui verrà affidato il compito di «bonificare» questa massa di crediti da quelli non più esigibili, ad esempio, per il troppo tempo trascorso, ma secondo il dg prima di allora il Comune, che continua a chiedere il pagamento dell’Imu, rischia di mettere in ginocchio l’ente che nella Capitale dà un tetto a oltre 47mila persone. Proprio la difficoltà nel far fronte al tributo, inoltre, negli ultimi anni ha portato l’azienda a dover stipulare diversi piani di rottamazione delle cartelle e quest’anno è previsto il pagamento di una rata da 12 milioni. Intanto però l’ente, che ritiene «illegittimi» gli avvisi di accertamento comunali, nutre discrete speranze di farsi cancellare il debito dal 2016 in poi. «In modo uniforme con gli altri enti di edilizia residenziale pubblica - argomenta la direttrice, Ater ha -ritenuto considerare esenti da Imu gli alloggi di proprietà aventi i requisiti di alloggi sociali».
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Posizione, questa, condivisa dai revisori dei conti. Inizia così il maxi contenzioso con Roma Capitale mentre ieri in Regione il governatore Francesco Rocca e il sindaco Roberto Gualtieri si sono incontrati per fare il punto, tra gli altri argomenti, anche sulla proposta di legge con cui la Pisana vorrebbe togliere al Comune il potere di assegnare le case popolari, attribuendolo invece proprio ad Ater. Ma secondo la bozza su cui stanno lavorando gli uffici l’unico modo per i Comuni di continuare a gestire gli immobili sarebbe quello di stipulare convenzioni ad hoc che ne assicurino «la sostenibilità della gestione economico finanziaria», trovando di fatto un compromesso con la Regione proprio sull’Imu. Non è però solo il gettito tributario a pesare su un ente che, evidenziano i revisori, continua ad avere grossi problemi con la riscossione. Senza contare gli occupanti abusivi che non versano la relativa indennità. Per ora insieme alla bolletta di dicembre, si legge nella relazione al Bilancio, a circa ottomila inquilini è arrivata anche la richiesta di saldo della morosità accumulata dal 2018 e fino al 30 settembre scorso per un totale di 55,5 milioni. Al contempo sale di 2,4 milioni, rispetto alle previsioni 2023, la spesa per il personale che quest’anno dovrebbe attestarsi a 26,8 milioni. Questo nonostante i rilievi della Corte dei conti e la richiesta della Regione Lazio, formulata in una lettera del 2 febbraio, di contenere «il costo complessivo del personale per l’annualità 2024 entro i parametri registrati nell’anno precedente».