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Roma, è allarme smog. Lo pneumologo Vancheri: "Persone fragili restino a casa"

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A Roma è allarme smog. "In considerazione delle previsioni modellistiche fornite dall’Arpa Lazio, la qualità dell’aria evidenzia per la giornata di oggi e per i prossimi giorni una situazione di criticità con il rischio di superamento dei valori limite per le concentrazioni degli inquinanti atmosferici", riferisce il Dipartimento Ciclo dei Rifiuti Prevenzione e Risanamento dagli Inquinamenti della Capitale. Sul tema è stato interrogato da LaPresse Carlo Vancheri, professore ordinario di malattie respiratorie all’Università di Catania, presidente uscente della Società Italiana di Pneumologia. "È opportuno che bambini, anziani e persone con patologie polmonari evitino di inalare queste polveri perché hanno un’azione irritante e possono avere conseguenze a livello respiratorio. Dunque reputo saggio che queste persone restino a casa almeno finché i valori non tornano normali": così ha commentato il picco dei livelli di Pm10 registrato a Roma nella giornata dell’1 gennaio. 

 

 

"Respirare queste polveri non causa patologie a sè stanti ma accentua sicuramente quelle esistenti. E non parlo solo di malattie gravi, anche una semplice asma che potrebbe riacutizzarsi", ha spiegato Vancheri. Ma cos'è il Pm10? L’acronimo PM deriva dall’inglese ’Particulate Matter’, ovvero ’materiale particolatò, ed è un termine utilizzato per indicare le particelle atmosferiche - solide e liquide - sospese nell’aria che respiriamo. In base alla loro dimensione, si distinguono le polveri sottili in PM10, PM2.5 e PM1 dove il numero dopo PM indica la grandezza del diametro della particella. Il termine PM10 identifica quindi le particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 10 µm. Si stima che nell’aria ogni giorno vengano immesse circa 10 milioni di tonnellate di particolato, il 94% delle quali di origine naturale. Nell’aria pulita la concentrazione di queste polveri è di 1-1,5µg/m³.

 

 

Le particelle di dimensioni più ridotte sono quelle che possono produrre effetti indesiderati sull’uomo poiché quelle maggiori di 15 micron vengono generalmente ’filtratè dal naso. Al contrario, quelle che riescono a depositarsi nel tratto superiore dell’apparato respiratorio - cavità nasali, faringe e laringe - possono creare irritazioni, infiammazioni e la secchezza di naso e gola. L’inalazione prolungata di queste particelle può provocare reazioni fibrose croniche e necrosi dei tessuti che comportano broncopolmonite cronica accompagnata talvolta da enfisema polmonare.

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