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Regione Lazio, tensioni sulla giunta Rocca. Lega verso la rottura

Martina Zanchi
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Si addensano le nubi sopra il palazzo della Regione, dove il centrodestra è alle prese con le trattative sulla giunta di Francesco Rocca. Mentre il governatore si tiene lontano dalle discussioni (si limiterà a valutare i nomi proposti dai partiti quando saranno definitivi) tra gli alleati sorgono i primi screzi.

La Lega, infatti, sarebbe decisamente scontenta della soluzione prospettata al tavolo di coalizione. Uno schema che prevede sei assessorati e la presidenza del Consiglio regionale per FdI e due posti in giunta, rispettivamente, per il Carroccio (che dal frusinate ha pronto Pasquale Ciacciarelli) e Forza Italia. Ma se gli azzurri tacciono, soddisfatti per aver ottenuto la rappresentanza di Latina (con Pino Simeone o più probabilmente Cosmo Mitrano) e ora devono trovare un nome femminile che metta d’accordo Licia Ronzulli e Antonio Tajani, tra i leghisti gli animi sono decisamente più concitati. Tanto da valutare persino l’uscita dalla maggioranza offrendo al presidente Rocca solo l’appoggio esterno. Un’ipotesi che, pur non creando problemi di tenuta dell’Aula, rappresenterebbe comunque uno strappo politico pesante nel Lazio, tornato al centrodestra dopo dieci anni di amministrazione Zingaretti. Il pomo della discordia, più che sul numero di poltrone offerte, sarebbe quello delle deleghe proposte, ad esempio la Cultura, considerate dal Carroccio di «seconda fascia».

Problema che sarebbe superabile qualora alla Lega venisse concessa la presidenza del Consiglio, da affidare a Pino Cangemi. Peccato che su quell’incarico punti proprio FdI con Antonello Aurigemma, mentre Massimiliano Maselli sarebbe stato riposizionato su Casa e Urbanistica. Quasi assodate invece le posizioni di RobertaAngelilli, vicepresidente e assessore alle Attività produttive; Giancarlo Righini al Bilancio; Fabrizio Ghera a Lavori pubblici e Trasporti. Qualche nodo potrebbe essere sciolto qualora il presidente Rocca, in futuro, accetti di introdurre anche le figure dei sottosegretari, che già esistono in Lombardia. Ma servirebbe un’apposita legge regionale e soprattutto tempo per fare le verifiche del caso. Proprio quel tempo che la Lega non vuole far trascorrere senza ricevere la «giusta considerazione» per il proprio contributo alla vittoria nel Lazio.

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