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Roma, il Campidoglio tira la cinghia: fusioni e tagli alle partecipate

Martina Zanchi
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Per far quadrare i conti in Campidoglio l’amministrazione si prepara a una stagione di tagli. A risentirne saranno in primis le decine di società, aziende e fondazioni legate a Roma Capitale che svolgono servizi per la città e che il Comune finanzia con periodiche iniezioni di fondi pubblici. Ma di fronte agli imprevisti che si sono presentati nella stesura del Bilancio, dal caro energia ai minori introiti dall’Imu sulla prima casa (fattori che hanno generato uno squilibrio di oltre 400 milioni sulla parte corrente) Palazzo Senatorio ha impugnato le forbici riducendo in maniera cospicua i contributi da erogare in favore di enti e municipalizzate, da Atac a Roma Servizi per la Mobilità, dal Teatro dell’Opera alla Fondazione Bioparco, con poche eccezioni.

Le cifre della «spending review» sono riportate nel maxi emendamento di giunta approdato ieri in Assemblea capitolina insieme al Bilancio di previsione 2023-2025, una manovra da oltre 13,7 miliardi approvata dall’Aula alla presenza del sindaco. «Possiamo essere soddisfatti - ha detto Gualtieri - perché in un contesto difficile siamo riusciti a evitare la prospettiva, che all’inizio sembrava concreta e drammatica, di tagli ai cittadini». Il Campidoglio afferma infatti che la «riduzione delle risorse di parti corrente relative a fondi comunali» è «di soli 24 milioni». Ma sul fronte delle municipalizzate emerge che, rispetto alla liquidità erogata dal Comune lo scorso anno (1,825 miliardi), la spesa complessiva prevista tra tre anni (1,686) è più bassa di oltre 138,5 milioni. Già per il 2023 il contributo in favore delle società capitoline scende di 18,4 milioni, fermandosi a 1,806 miliardi totali per crollare a poco più di 1,7 nel 2024. Infine, per il 2025 si riduce ancora di altri 14,7 milioni. Si tratta - va ribadito - di una previsione, che però mette già in allarme i sindacati. Per la Cgil si tratta di «un taglio che si tradurrà in meno servizi, dalla cultura alla pulizia della città, nell’incapacità di assumere personale e nel rischio concreto di appalti al ribasso», denuncia Natale Di Cola, segretario generale di Roma e Lazio. «Abbiamo importanti sfide ed è chiaro - sostiene il sindacalista - che in queste condizioni la città non potrà mai essere pronta». Tra gli enti più penalizzati c’è Roma Mobilità, per la quale il contributo da contratto di servizio scende progressivamente dai 35,7 milioni del 2022 a poco più di 18,9 nel 2025. E si dimezzano, da 14,5 a 7,49 milioni, anche i fondi a disposizione di Atac per le agevolazioni tariffarie. Quasi cinque milioni in meno invece vanno al Teatro dell’Opera (da 15 a 10,7) e anche il Bioparco potrebbe ricevere, tra tre anni, 1,43 milioni al posto dei tre dello scorso anno. Aumentano invece le risorse destinate a Farmacap, dagli 874mila euro del 2022 a poco più di un milione nel 2025.E tra le voci in crescita ci sono anche i contributi relativi al contratto di servizio con Ama per la Tari, dai 795 milioni dello scorso anno a 801 nel 2025. Sempre in tema di ottimizzazione della spesa, la giunta ha stilato un piano di riorganizzazione delle partecipazioni che prenderà il via già quest’anno con la fusione, entro il 31 dicembre, tra Zètema e l’Azienda speciale Palaexpo. Ipotesi che il sindaco ha ventilato fin dai primi mesi di mandato e che nel 2023 dovrebbe arrivare a compimento. Confermate, poi, la trasformazione di Multiservizi in società in house e l’incorporazione di Roma Metropolitane in Roma Mobilità entro il 30 giugno. Più complesso sarà riuscire a completare la cessione delle quote di Centrale del Latte, prevista entro il 2023. Ad oggi il Comune detiene il 6,72% della Spa mentre il restante 75%, della società Lactalis, è al centro di un’intricata vicenda che vede il socio privato pronto a restituire le quote al Campidoglio. Una volta rientrata in possesso delle azioni, l’amministrazione capitolina intende procedere a una valutazione aziendale per poi - come trapela da fonti di maggioranza - «esercitare i propri diritti».
 

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