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Quando D'Amato elogiava Rocca: i post prima della campagna elettorale

Martina Zanchi
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C’è stato un tempo in cui Alessio D’Amato e Francesco Rocca andavano d’amore e d’accordo e quest’ultimo, da presidente internazionale della Croce Rossa, riceveva dall’assessore regionale alla Sanità complimenti e attestati di stima. Ma una volta sceso in campo nella corsa per la carica di governatore del Lazio, D’Amato sembra avere improvvisamente cambiato idea sulle qualità professionali dell’avversario. «Rocca smetta di attribuirsi l’immagine di grande manager, nella gestione di Croce Rossa solo ombre», ha twittato ieri il politico rilanciando un articolo di un sito internet che attribuisce a Rocca «una gestione che non sembrerebbe eccellere per trasparenza». E così, complice la memoria imperitura del web gioco facile ha avuto il competitor a tirare fuori gli altri post, risalenti a pochi mesi fa, in cui il giudizio di D’Amato verso l’allora presidente della Cri pareva essere diametralmente opposto. «Alessio - scrive Rocca - sii serio se riesci, ti stai attaccando a una "fonte" vecchia e screditata, già condannata per diffamazione in sede civile e rinviata a giudizio in sede penale. Pensa alle cose belle, come facevi in passato».

 

 

La pioggia di tweet prosegue, più simile a un fiume in piena. «Oggi (D’Amato, ndr) mi attacca utilizzando anche gli argomenti più sporchi e privi di fondamento. Fino a ieri mi ringraziava per gli hub vaccinali, per Amatrice (dove ha brillato per incapacità nella gestione delle vittime) e mi dovevo battere per fargli aprire l’hub della stazione Termini, perché non lo riteneva utile». Bordate accompagnate da un collage di dichiarazioni del candidato della sinistra, alcune delle quali risalenti al 19 giugno, quando a Rocca è stato rinnovato l’incarico di presidente della Croce Rossa. «Congratulazioni a Francesco Rocca - scriveva D’Amato - un ruolo denso di orgoglio e soprattutto responsabilità». E ancora: «Un onore italiano».

 

 

Ieri, poi, l”account Twitter dell’assessore regionale non è più tornato sull’argomento, ignorando l’avversario e preferendo focalizzarsi sui temi salienti del proprio programma elettorale. Sanità, lavoro, digitalizzazione, senza rinunciare però a cavalcare la polemica sulla casa comprata da Francesco Rocca dall’ente previdenziale Enpaia e condividendo alcuni minuti di un servizio televisivo del programma di La7 «Piazza Pulita». Ieri sera i tre candidati presidenti della Regione Lazio sono tornati a confrontarsi negli studi di Sky. E nonostante nella corsa verso il 12 e 13 febbraio, dagli ultimi sondaggi, il centrodestra sia risultato nettamente in testa, nello schieramento opposto c’è chi non si dà per vinto. Ad esempio Carlo Calenda. «La partita nel Lazio e in Lombardia è totalmente aperta - sostiene Calenda nella sua newsletter -. Il 40% circa degli elettori deve ancora scegliere».

 

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