Così rinascerà Civitavecchia: arrivano 35 milioni per rilanciare il porto
Un porto antico, fondato quasi duemila anni fa. Una struttura che, nel corso degli ultimi lustri, ha attraversato momenti di estrema difficoltà. Tra promesse di rilancio, crisi interminabili e, finalmente, un barlume di luce in fondo al tunnel. Un protocollo per la realizzazione di un progetto da trentacinque milioni di euro per il rilancio del porto di Civitavecchia è stato firmato ieri mattina dal sindaco Ernesto Tedesco, dal presidente dell'autorità portuale del mar Tirreno centro settentrionale, Pino Musolino e dal direttore del ministero dei trasporti per la vigilanza sulle autorità portuali, Maria Teresa Di Matteo. All'incontro ha partecipato anche il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini. Si tratta, nello specifico, di un piano per la realizzazione di una piattaforma logistica portuale destinata allo sviluppo del trasporto di prodotti alimentari, che sorgerà nell'area cosiddetta Fiumaretta e per la costruzione di un asse viario per migliorare i collegamenti con il porto e per la riqualificazione dell'ex Cementificio Italcementi, dismesso ormai da decenni, che in questo modo verrà restituito alla cittadinanza. «Mi auguro che questi trentacinque milioni per Civitavecchia possano essere un grande volano, che porti qualcun altro fondo e investitore esterno. Conto che questi denari pubblici siano solo l'inizio di un investimento di denaro di privati che possano portare Civitavecchia a godere come comunità di numeri eccezionali», ha sottolineato Salvini.
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Molto soddisfatto della firma anche il coordinatore della Lega per la Regione Lazio, Claudio Durigon. «Il progetto andrà a valorizzare e potenziare il porto, migliorerà i collegamenti grazie alla realizzazione di un nuovo asse viario, e riqualificherà un'area, quella dell'ex cementificio Italcementi, restituendola alla cittadinanza dopo anni di abbandono. Un grazie al ministro Matteo Salvini, che si sta spendendo quotidianamente per far ripartire le opere nel nostro Paese, dimostrando anche grande attenzione alla nostra regione. Quello di oggi è un forte segnale per tutto il territorio che, grazie alla Lega, ricomincia a crescere». Una storia, quella del porto di Civitavecchia, nata nel lontano 106 dopo Cristo. Uno scalo voluto dall'imperatore Traiano e progettato dall'architetto Apollodoro di Damasco. Era composto, in maniera simile ai grandi porti di quell'epoca, da un grande bacino quasi circolare di circa cinquecento metri, due grandi moli, protesi per circa quattrocento metri e arricchiti da due torri gemelle, in seguito dette del Bicchiere e del Lazzaretto (ancora visibile, e ricostruita da Sangallo). Da allora l'attracco navale più importante del Lazio ha attraversato la storia d'Italia con alterne fortune. E ha legato il suo destino a quello della città di Civitavecchia. Buona parte dell'economia cittadina è infatti strettamente connessa allo scalo portuale.
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Col passare del tempo, gli approdi di navi merci hanno fatto posto alle gigantesche strutture da crociera. Il porto laziale è diventato il secondo scalo europeo per numero di passeggeri annui in transito. Nonostante, ancora oggi, costituisca un importante terminal passeggeri, per i collegamenti marittimi con la Sardegna, la Sicilia, Barcellona, Tunisi, Tolone, Malta e la Corsica, il settore dei traghetti non è più il principale core business di Civitavecchia. Il porto durante il Covid e la crisi del turismo ha attraversato un momento difficilissimo. Con un calo degli introiti che toccò il novanta per cento. Ma la crisi era iniziata qualche anno prima, con la brusca inversione di tendenza nella movimentazione delle merci. Basti ricordare solo il trasporto delle banane che, dal 2018 al 2019, perse oltre il cinquanta per cento del traffico. Numeri allarmanti, che fecero gridare sia i dirigenti della Compagnia Portuale, che i sindacati alla «crisi profonda». Lo scorso anno, nello specifico il 17 dicembre 2021, le organizzazioni sindacali predisposero uno sciopero perché «il porto non assorbe gli esuberi». Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti del Lazio scrissero a Zingaretti per denunciare una situazione complicata. E per «aprire un ragionamento di sistema in un'ottica di vera programmazione di sviluppo dell'intera area portuale e retroportuale, adoperandosi come avviene in tutto il resto dei porti italiani a creare e favorire quelle condizioni ad oggi assenti». Una richiesta d'aiuto che oggi, a distanza di un anno e con uno scenario politico completamente diverso, è stata finalmente ascoltata.
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