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Papa Francesco rivoluziona la Diocesi di Roma. La nuova organizzazione

Angela Bruni
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Una città più accogliente per gli ultimi e che attraverso le nuove nomine sia più vicina a Francesco. È quello che vuole Papa Bergoglio, e a fare uno sforzo in più deve essere proprio la Diocesi di Roma. Pochi giorni dopo aver auspicato una Roma più gentile, Papa Francesco trasforma radicalmente l'organizzazione del Vicariato della sua Diocesi, auspicando una «conversione missionaria e pastorale» per «non lasciare le cose come stanno». E non staranno più come stavano dal 31 gennaio, giorno in cui scatterà la costituzione apostolica «In Ecclesiarum Communione», pubblicata ieri.

«Alla Chiesa di Roma è affidata la responsabilità di accogliere la fede e la carità di Cristo trasmesse dagli Apostoli e di testimoniarle in modo esemplare», avverte il Papa fin dalla prima riga. «Nomino un Cardinale come mio ausiliare e Vicario Generale (Cardinale Vicario) - scrive Bergoglio - che a mio nome e per mio mandato, avvalendosi della collaborazione degli altri miei Vescovi Ausiliari, tra i quali scelgo il Vicegerente, esercita il ministero episcopale di magistero, santificazione e governo pastorale per la Diocesi di Roma con potestà ordinaria vicaria nei termini da me stabiliti. Egli è giudice ordinario della Diocesi di Roma. Il suo ministero non si estende alla Città del Vaticano».

Ma è la fotografia che il Pontefice scatta della Capitale e delle sue necessità a suonare come monito e sprone per tutta la comunità religiosa. «Un numero rilevante di persone e di famiglie che abitano i diversi quartieri della città, non solo le periferie, è gravato da pesanti difficoltà economiche, sociali, psicologiche e sanitarie», certifica la Costituzione; «L'invecchiamento della popolazione, la crisi demografica, la presenza di senza fissa dimora, sono conseguenza di scelte poco avvedute, oltre che sintomo delle fatiche e delle incertezze del nostro tempo». Particolare impegno deve «riversarsi nell'accoglienza dei tanti rifugiati e migranti perché la Chiesa di Roma sia, per tutte le altre Chiese, testimone del fatto che nessuno deve essere escluso». Viene nominato vicegerente Mons. Baldassare Reina, «assegnandogli anche le funzioni di Preposto del Palazzo Apostolico Lateranense» come anche il compito di «verificare e sottopormi gli eventuali nuovi statuti e i regolamenti inerenti: l'Opera Romana Pellegrinaggi, la Caritas, l'Opera Romana Preservazione della Fede, le Fondazioni, le Confraternite, le Arciconfraternite e gli Enti collegati al Vicariato».

Il Cardinale Vicario «provvederà a informarmi periodicamente e ogni qual volta lo riterrà necessario circa l'attività pastorale e la vita della Diocesi. In particolare, non intraprenderà iniziative importanti o eccedenti l'ordinaria amministrazione senza aver prima a me riferito». A sua volta «il Vicegerente dirige gli uffici che compongono il Servizio della Segreteria Generale del Vicariato» e ha «il compito di moderare gli Uffici del Vicariato nell'esercizio delle loro funzioni», mentre «i Vescovi Ausiliari sono miei Vicari episcopali e hanno potestà ordinaria vicaria nel Settore territoriale per cui sono stati nominati».

Tutte queste figure sono scelte dal Papa e dal Papa possono essere revocate. Altro punto interessante è quando Francesco, nella costituzione apostolica, fa sapere che «presso il Vicariato di Roma è istituita come organo di controllo interno, una Commissione Indipendente di Vigilanza, con un proprio Regolamento da me approvato, composta da sei membri, da me nominati, di attestata competenza legale, civile e canonica, finanziaria e amministrativa, al di fuori di possibili conflitti di interesse, per la durata di un triennio, che una volta l'anno relazioni a me dopo essersi riunita a cadenza mensile, e aver verificato l'andamento amministrativo, economico e di lavoro del Vicariato. I membri della Commissione potranno essere riconfermati per un solo altro mandato, anche consecutivo». 

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