Roma, Stazione Termini sotto assedio: è il nuovo ghetto tra tendopoli, bivacchi e degrado
La brutale aggressione, avvenuta la sera del 31 dicembre alla Stazione Termini ai danni di una giovane turista israeliana da parte di uno sbandato ha avuto l'effetto di una doccia fredda sulle istituzioni, locali e nazionali, sullo stato di degrado sociale in cui versa l'intero quartiere della Stazione Termini, ovvero l'Esquilino. Tra i primi effetti quello del rafforzamento dei controlli intorno allo scalo nella fascia oraria ritenuta più critica, quella che va dalle 20 alle 24. Una disposizione che si affianca alle quotidiane operazioni interforze già disposte dall'ex prefetto Matteo Piantedosi per arginare la micro criminalità della zona. Ma non basta. Ne è convinto anche il neo successore del ministro a Palazzo Valentini, Bruno Frattasi, che già nelle scorse settimane aveva posto la questione al tavolo con il Campidoglio. Una questione che non ha nulla a che vedere con un presunto "sgombero" dei senza tetto, piuttosto di una diversa, e migliore, organizzazione dei servizi di accoglienza che oggi sono concentrati in un unico, ristretto quadrante. Basti pensare che alla mensa serale della Caritas di via Marsala si aggiungono ad appena un chilometro quella pomeridiana in via Paolina, a 1,4 chilometri le docce e la colazione servita a San Martino ai Monti e a circa 2 chilometri scarsi la mensa diurna di via delle Sette Sale, adiacente a uno degli ingressi del parco di Colle Oppio e a poche centinaia di metri da San Pietro in Vincoli. Non sorprende dunque che, tutto intorno, sia un enorme bivacco a cielo aperto, da viale Pretoriano - dove addirittura è stata montata una tendopoli - fino al Colosseo, dove decine di senza fissa dimora si intrattengono tra un pasto e l'altro.
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La proposta ribadita ieri dal prefetto Frattasi è chiara ed è quella di esaminare «la possibilità di incrementare la ricettività, nelle ore serali e notturne, delle persone senza fissa dimora, utilizzando strutture ubicate anche in zone diverse della città. Tale inziativa - conclude il prefetto in una nota - potrà garantire condizioni migliori delle zone adiacenti alla Stazione Termini sia sotto il profilo del degrado urbano che della sicurezza personale». Una proposta caldeggiata da Fratelli d'Italia che da anni denuncia il crescente degrado che dall'Esquilino si sta allargando anche al rione Monti e al quartiere universitario, quest'ultimo già interessato dalle baroccopoli della Stazione Tiburtina. «Il sindaco di Roma non può risolvere il problema dei senza fissa dimora scaricando sui residenti dell'Esquilino tutto il peso sociale di questo dramma - ha commentato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli (FdI) - sono certo che il ministro Piantedosi, da me sensibilizzato nel corso di diversi incontri su questo problema quando era prefetto di Roma, saprà incrementare il controllo per aumentare la sicurezza, garantire il decoro e la dignità. Il nuovo prefetto Bruno Frattasi a sua volta proseguirà l'intenso lavoro del suo predecessore inducendo il sindaco Gualtieri a retrocedere dalla sua intenzione. I senza fissa dimora, aumentati a dismisura in questi anni, devono essere sistemati in sedi adeguate purché dislocate in tutto il Comune in piccoli insediamenti, liberando l'Esquilino, rione umbertino a vocazione turistica, cerniera tra il centro storico e la stazione ferroviaria, da un destino improprio, quello di diventare un hub dell'accoglienza». E in effetti dal Campidoglio non arrivano segnali rassicuranti.
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L'assessore con delega alla Sicurezza, Monica Lucarelli così come la collega al Sociale, Barbara Funari, sono infatti indirizzate nella richiesta del raddoppio della presenza dell'esercito all'interno della Stazione e nella ricerca di nuovi, ulteriori posti letto nei dintorni «perché molti non vogliono allontanarsi da quelle zona», specifica Lucarelli; mentre per la Funari «avere un luogo nelle vicinanze di Termini che permetta un'accoglienza dignitosa aiuterebbe i servizi sociali e le unità di strada a proporre una soluzione alloggiativa e ad essere più efficaci». Una visione, quella capitolina, sin troppo comoda che rischia tuttavia di far collassare un asse fondamentale della Capitale e non solo per il turismo e per i relativi appuntamenti fondamentali, come il Giubileo 2025 e, l'auspicio di Expo 2030, ma anche per una preoccupante desertificazione del quartiere cerniera tra stazione e centro storico, con residenti che fuggono e attività commerciali sempre più in mano a cinesi e bengalesi. Il tavolo in prefettura sulla vicenda dovrebbe riaprirsi nei prossimi giorni. Il sindaco Roberto Gualtieri al momento tace. Eppure l'ultima parola sarà la sua.
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