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Omicidi Prati, le altre escort tremano: "Ora abbiamo paura"

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Erano tutte straniere ma, soprattutto, erano donne adulte e non più giovanissime quelle uccise ieri nel quartiere Prati a Roma. È questo l’ulteriore dettaglio che accomuna gli omicidi delle prostitute tanto da far pensare che un serial killer si aggiri indisturbato per la Capitale. La vittima di via Durazzo aveva oltre 60 anni ed era colombiana; le due donne uccise in via Riboty, erano due cinesi di circa 45 anni, ancora non identificate.

In attesa degli esiti delle autopsie, che devono essere ancora programmate, il collegamento degli omicidi a un’unica mano resta un’ipotesi avvalorata da molti elementi. Innanzitutto la vicinanza delle scene del crimine, il ristretto arco temporale tra una uccisione e le altre, il fatto che le vittime fossero tutte prostitute, ma agli investigatori della squadra mobile non sarà certamente sfuggito che se fosse stata la stessa persona ad agire, questa avrà scelto le sue vittime secondo un target di donna ben preciso. Un elemento che non potrà essere escluso nelle indagini infatti riguarda la nazionalità e l’età delle vittime: non è difficile immaginare che le donne meno giovani e straniere, in virtù di una minore conoscenza sia della lingua sia degli strumenti tecnologici, siano più esposte al rischio di incappare in uomini violenti. Soprattutto, è credibile, che debbano scegliere tra una platea più ristretta di clienti, rifiutata invece da meretrici più giovani. 

 

E così al momento le indagini sono concentrate principalmente sul contatto che l’assassino deve aver avuto con le vittime. Si stanno infatti setacciando telefoni e pc, alla ricerca di messaggi e chiamate scambiati tra le donne e i loro clienti perché, sicuramente, in quelle chat o nelle liste delle ultime telefonate, deve esserci la traccia lasciata dall’assassino. L’approccio con una escort passa, infatti, principalmente attraverso annunci pubblicati su piattaforme internet; bacheche virtuali dove la professionista si mostra in foto seminuda ma con il volto coperto.

L’ambiente della prostituzione, adesso, è preoccupato nonostante le escort, ciascuna a proprio modo, adottino da tempo sistemi per tutelarsi; probabilmente le stesse precauzioni scelte dalle tre vittime. La prudenza, in un mestiere pericoloso come quello della escort, è fondamentale per evitare di trovarsi in situazioni spiacevoli. «Certo che ho paura. C’è sempre paura, ogni giorno che incontro un cliente», dice Mara raggiunta telefonicamente da «Agenzia Nova». La escort che riceve i suoi clienti proprio nel quartiere Prati di Roma, afferma anche di non rispondere «alle telefonate in cui non compare il numero del chiamante. Inoltre - aggiunge - non vado con stranieri». Mara, tuttavia, non conosceva le vittime perché «sono da poco qua - dice - però da ora in poi starò più attenta. Non prenderò clienti la sera e continuerò a non prendere drogati». 

 

Purtroppo, però, sono precauzioni che potrebbero non bastare. Le tre donne sono state uccise in pieno giorno. Inoltre, se ha intenzione di commettere un delitto, difficilmente l’assassino chiama con una utenza telefonica che riconduca a lui. Sara, che riceve clienti in zona Saxa Rubra, a Roma nord, ad esempio punta sulle sensazioni: «Quando sento una voce che non mi piace non la faccio venire». Anche lei non si fida degli stranieri pur essendo lei stessa, come Mara, una straniera. «Non mi hanno mai aggredita - spiega Sara - perché sto molto attenta. Le precauzioni che adotto per tutelarmi contro i violenti non posso dirtele. Non ti conosco, non so se sei tu il matto che va in giro a fare queste cose e nel qual caso ti darei un vantaggio».

Anche questa è prudenza. La testimonianza più significativa, però, è quella di Flavia, italiana e adulta. «Faccio questo mestiere da circa un anno - racconta - e tra la cerchia delle persone che conosco nessuno lo sa». Quindi, non può chiedere a nessuno di verificare le sue condizioni dopo aver incontrato un cliente. «Non so che cosa fare per tutelarmi, oltre a tentare di capire dalla voce se il cliente è pericoloso o meno», aggiunge. Anche lei chiede il numero in chiaro ma «metto il mio contatto su siti che fanno una prima scrematura di clienti» cosciente che nessuna precauzione, per chi fa questo mestiere, sembra poter garantire sicurezza. 

(foto Carbone/Conterbo Press)

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