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Omicidi Prati, Roberta Bruzzone: potrebbe trattarsi di uno "spree killer"

Elena Ricci
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L'efferato omicidio delle due donne cinesi e di una colombiana ha trasformato il quartiere Prati in una vera e propria scena del crimine, con decine di uomini della Squadra Mobile e della Scientifica sulle tracce dell'autore. Infatti, la pista seguita dagli investigatori, è proprio quella dello stesso killer per tutti e tre gli omicidi. Tre donne, prostitute, uccise tutte e tre a coltellate, a poche centinaia di metri di distanza l'una dall'altra e in un arco di tempo piuttosto ravvicinato. Verrebbe da pensare a un serial killer, ma quello che probabilmente ci troviamo di fronte in questo caso, è uno "spree killer", ossia un assassino compulsivo.

 

Ne abbiamo parlato con la criminologa Roberta Bruzzone, con la quale abbiamo provato a tracciare il profilo dell'assassino. «Se la pista corretta è quella della stessa mano assassina, ci troviamo davanti a un soggetto che non ha colpito per pulsione sessuale, ma in preda ad un crollo psicotico dovuto a una frustrazione. Nel caso del seriale, invece, avremmo avuto un soggetto che uccide per punire ma in tempi distanti tra loro. Questo caso lascia pensare più a uno "spree killer", per via del ridotto arco temporale tra gli omicidi».

 

Il serial killer a differenza dello spree killer, uccide infatti le sue vittime a distanza di tempo l'una dall'altra, il cosiddetto «tempo di raffreddamento», scegliendo persone che hanno determinate caratteristiche in comune, come sesso, età o tratti somatici, che rievocano in lui la figura oggetto della sua rabbia. Lo "spree killer", invece, uccide in maniera compulsiva e a distanza ravvicinata. Solitamente, una volta terminate le vittime, si suicida.

«In questo caso, se le ipotesi investigative fossero confermate - spiega Roberta Bruzzone - siamo davanti a uno scenario psicopatologico. Probabilmente l'assassino ha vissuto un momento di frustrazione con la prima vittima, uccidendola, dopodiché ha cercato altre potenziali partner e le ha uccise. Questi omicidi maturano in preda a frustrazioni estemporanee».

 

A differenza di un serial killer che tende a nascondere ogni traccia e a sfuggire alle forze dell'ordine, lo "spree killer" potrebbe colpire ancora. «Le problematiche importanti di cui soffre uno "spree killer" potrebbero portarlo a voler punire una determinata categorie di persone, in questo caso prostitute. Nel nostro paese- continua Bruzzone - è abbastanza raro, per fortuna, sentir parlare di serial killer o "spree killer". Un caso di "spree killing" fu l'omicidio di Versace: l'omicida voleva sentirsi immortale come il mito che ha ucciso. Tuttavia, non si è mai tanto preparati a livello investigativo perché parliamo di una tipologia di predatori difficile da trattare». 

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