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Mascherine fantasma, la Corte dei conti chiede a Zingaretti 11 milioni

Daniele Di Mario
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Un'altra tegola si abbatte sul Partito democratico in una campagna elettorale già di per sé complicatissima per il segretario Enrico Letta. Alla vigilia delle elezioni arriva la notizia che la Corte dei conti accusa il governatore del Lazio Nicola Zingaretti e il responsabile della Protezione Civile di un danno erariale da oltre 11 milioni di euro causato dagli affidamenti perla fornitura di milioni di mascherine parzialmente pagate e mai arrivate. A rivelarlo è il quotidiano La Verità. La notizia trova conferme dallo stesso ufficio stampa della Regione Lazio e dal responsabile dell'avvocatura regionale Rodolfo Murra, che, a La Verità, spiega che l'invito a dedurre è «molto corposo, molto dettagliato», di 25-30 pagine.

L'inchiesta è partita da una denuncia della consigliera regionale di Fratelli d'Italia Chiara Colosimo e da un esposto presentato da Roberta Angelilli (componente dell'esecutivo nazionale FdI) presentato alla procura e alla Corte dei conti il 2 luglio 2020. Il mascherina-gate della Regione Lazio scoppia nella primavera 2020 in piena emergenza Covid.

L'Italia è in lockdown, servono dispositivi di protezione personali, che però le pubbliche amministrazioni faticano a reperire sul mercato. La Regione Lazio acquista 7,5 milioni di mascherine per 35,8 milioni di euro dalla Ecotech, un'azienda attiva nel settore degli impianti di illuminazione riconvertitasi in fornitrice di Dpi. La Regione anticipa 14,6 milioni. Le consegne sarebbero dovute avvenire il 23 marzo, il 30 marzo e il 6 aprile. Ma, all'11 aprile, vengono consegnate solo due milioni di mascherine chirurgiche con marchio cinese. A causa dei ritardi, la Protezione Civile revoca due affidamenti per oltre 25 milioni, ma poi procede alla novazione dei contratti, facendo inserire una polizza assicurativa. Ma la fideiussione si rivela falsa e la Regione procede a una nuova revoca dei contratti, stavolta definitiva. È il 25 aprile 2020.

Nel frattempo il mascherina-gate è già scoppiato sui giornali e sui telegiornali, con la trasmissione Le Iene che tira in causa non solo Zingaretti e Tulumello, ma anche il vicecapo di gabinetto del governatore Andrea Cocco e il vicepresidente della Regione Daniele Leodori, a carico dei quali non risulta alcun addebito né da parte della magistratura contabile né di altre giurisdizioni. A occuparsi del caso è anche la Procura di Roma, che indaga proprio su Ecotech. L'inchiesta non è ancora stata chiusa, fonti di piazzale Clodio rivelano che potrebbe essere chiusa a giorni. La Ecotech di Frascati nel frattempo non riesce a restituire gli anticipi versati dalla Regione Lazio, incassati e poi girati a subfornitori.

Così ora la Corte dei conti chiede la restituzione dei soldi direttamente a Zingaretti e Tulumello. Per i magistrati contabili, quando la Regione ha agito in giudizio per ottenere le somme versate era ormai troppo tardi. Nel mirino della magistratura ci sono soprattutto le novazioni dei contratti con l'aggiunta della fideiussione falsa: l'amministrazione non si sarebbe dovuta fidare della ditta per ben due volte e si sarebbe dovuta accorgere che il fornitore non era in grado di adempiere il contratto. La stipula dei contratti, la loro revoca, la novazione e la nuova definitiva revoca è una procedura che viene censurata dalla procura contabile, che ora ne chiede conto a Zingaretti e Tulumello. Dal canto suo, la Regione Lazio risponde alla Corte dei Conti confermando «la piena regolarità delle procedure seguite nell'affidamento dei contratti di fornitura e che erano stati già sottoposti al vaglio dell'Autorità nazionale anticorruzione».

A seguito di ampia istruttoria, il Consiglio dell'Anac nell'adunanza del 9 Milioni Le mascherine che l'azienda fornitrice Ecotech avrebbe dovuto consegnare tra marzo e aprile del 2020, quando l'Italia era in lockdown e Zingaretti segretario del Pd settembre 2020 «ha deliberato l'invio della nota di archiviazione perché- continua la Regione Lazio - è emersa l'assenza di significative irregolarità nell'operato dell'amministrazione». In ogni caso, la Regione Lazio fa notare che «nel periodo cui si riferiscono i fatti, il presidente Zingaretti era in isolamento domiciliare avendo contratto il Covid ed era sollevato da ogni sua funzione istituzionale».

Ecotech, dal canto suo, con un comunicato ufficiale ribadisce che dai documenti prodotti agli inquirenti emerge la correttezza dell'operato dell'azienda di Frascati. Per Ecotech la documentazione prodotta non solo smentisce ogni comportamento fraudolento, ma fa «emergere trasparenza e la correttezza del proprio operato, nonché l'irriducibile tentativo di adempiere alle proprie obbligazioni». Tutto ciò- spiega l'azienda- «ha trovato plurime conferme nel corso delle indagini e degli accertamenti svolti e, da ultimo, nei recenti provvedimenti giurisdizionali emessi a carico della Regione Lazio, che dovranno essere considerati a scomputo della posizione debitoria di Ecotech».

Nella vicenda entra anche la sorella di Zingaretti. Un imprenditore, Filippo Moroni scrive la Corte dei conti nell'invito a dedurre- si sarebbe rivolto ad Angela Zingaretti per il tramite del personal trainer, suo amico, per avere il contatto della segreteria del capo della Protezione civile, «per offrire oltre 50 milioni di mascherine da fornitori certificati e autorizzati dal governo cinese, con cui la sua azienda era in contatto diretto. Moroni, intervistato dai media all'epoca in cui scoppiò il caso, formalizzò anche dei preventivi e un'offerta formale. Angela Zingaretti - rivela Moroni - chiamò il suo personal trainer arrabbiata perché sospettava una truffa alla Regione.

In realtà Moroni lamenta di essere stato escluso perché la sua offerta sarebbe stata troppo scomoda poiché priva di qualunque intermediazione e sarebbe stata scartata in modo pretestuoso dalla Protezione Civile Regionale per favorire intermediatori e altre aziende. Moroni non ricevette mai alcuna risposta né fu contattato dalla Regione. Per i magistrati contabili, però, l'indicazione della segretaria di Tulumello da parte di Angela Zingaretti dimostrerebbe che il governatore aveva voce in capitolo sulla disperata ricerca di mascherine.

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