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Roma, i mercati sono deserti: prezzi alle stelle e calo dei consumi

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Damiana Verucci
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Su il prezzo delle mele, dell'uva, delle susine, ma anche della bieta, melanzane, zucchine. Se poi ci si azzarda a voler comprare del pesce meglio stare lontani da alici, orata o dal calamaro. Che i prezzi al mercato fossero in aumento i consumatori se ne sono accorti già da diverso tempo, ma ora arriva anche la certificazione del Centro Agroalimentare di Roma che certifica un incremento generale medio per l'ortofrutta del 17% e del 22% per l'ittico rispetto ad un anno fa. Ma non solo. Cambiano anche le abitudini delle famiglie che strette dal caro prezzi diminuiscono i consumi dei prodotti tipici della nostra dieta mediterranea e riducono in modo drastico gli sprechi, facendo la spesa più spesso ma acquistando ogni volta meno. Quindi prezzi in salita per la frutta e la verdura tipica di questa stagione, ad eccezione delle pesche e aumenti anche del 52% per la bieta e del 53% per le zucchine. Più contenuto, si fa per dire, l'incremento delle melanzane (+35%) mentre un 7% in più lo registrano mele, uva e susine. Anche alcuni tipi di pesce diventano decisamente proibitivi come le alici, rincarate del 37% da un anno all'altro, il calamaro, +22% e l'orata, +12%. Per avere meglio un'idea, la media prezzo all'ingrosso per quest'ultima è passata dai 17,50 euro al chilo dello scorso settembre ai 22,50 di oggi. Il prezzo delle alici, invece, passa dai 3,15 ai 5 euro in soli 12 mesi.

 

 

E si tratta di aumenti inferiori rispetto ai costi che devono sostenere gli operatori, si affrettano a dire dal Car. «È vero, registriamo aumenti sensibili per ortofrutta e ittico ma comunque contenuti rispetto a quello che sarebbe invece potuto accadere - spiega il Direttore generale del Car, Fabio Massimo Pallottini -. Per fare un esempio oggi le aziende che distribuiscono questi prodotti hanno visto triplicare i propri costi energetici. Da un lato, le famiglie fanno spesa più spesso per ridurre gli sprechi, dall'altro, però, i loro consumi sono in calo. Il dato, seppur compensato in parte dalle performance del settore della ristorazione, è tuttavia preoccupante». Come è preoccupante quello che sta accadendo per i consumi. «A causa della costante diminuzione del potere di acquisto, gli acquirenti rischiano di doversi privare di alimenti importanti per una corretta dieta - spiega ancora Pallottini -. Ci attendiamo che le potenzialità previste nelle misure del PNRR per questo delicato settore vengano non solo mantenute ma attuate prima possibile per venire incontro ad una così vasta platea di attori coinvolti».

 

 

Intanto anche nei mercati rionali rilevano questa tendenza. Si compra meno frutta e verdura e ci si reca al mercato in tarda mattinata e in cerca dei prezzi migliori. «Ormai i mercati sono praticamente vuoti durante la settimana - conferma Valter Papetti, Presidente della Fiva Confcommercio - il venerdì e il sabato si vede più gente ma la spesa media non supera 40 euro tra frutta e verdura, una volta era superiore a 60/70 nel weekend». Per quanto riguarda gli aumenti dei prezzi al consumatore «è chiaro - dice Papetti - che sono aumentati perché gli operatori già comprano merce rincarata all'ingrosso, ma gli aumenti non sono proporzionati ai costi dai loro sostenuti e non potrebbero esserlo perché si rischierebbe un'ulteriore contrazione dei consumi».

 

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