L'aumento dei prezzi mette in ginocchio i ristoranti: chiudono in 30 in una settimana. E i bar aumentano il caffè
Un ristorante chiuso dietro l'altro. A Roma al rientro dalle ferie di agosto molte attività legate alla ristorazione non stanno più riaprendo nella Capitale. Secondo una stima della Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici, almeno trenta nell’ultima settimana hanno chiuso i battenti definitivamente.
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Tra gli esempi, c'è il ristorante "Settimio" in via del Pellegrino in pieno centro. Tra qualche giorno dovrebbe toccare a "Qui nun se more mai sull’Appia Antica". Nell'elenco delle attività chiuse nelle scorse settimane figurano anche "Ulisse", in via Giuseppe Ferrari a Prati e "La Fraschetta" di via San Francesco a Ripa, a Trastevere. A mettere in ginocchio i ristoratori sono stati soprattutto gli aumenti dei costi delle materie prime e degli affitti. I numeri dell’associazione di categoria - come riporta il Messaggero - fanno emergere una condizione insostenibile. «In trenta hanno già chiuso. Altri hanno prolungato le ferie. E 120, da qui a fine mese, sono a rischio di chiusura definitiva», commenta Claudio Pica, presidente della Fiepet Confesercenti capitolina.
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Nel frattempo, i prezzi nei menù sono già stati ritoccati al rialzo, anche per i piatti classici della cucina romana: amatriciana, carbonara e cacio e pepe ormai al ristorante non si trovano più agli stessi prezzi di un anno fa. «Solo per i prodotti di un’amatriciana ci volevano tre euro, oggi ne servono 5,50. Questo significa che mediamente un cliente, a meno di dodici euro, oggi un piatto simile fa fatica a trovarlo al ristorante - prosegue Pica - per i gelati la metà delle attività ha alzato il prezzo del cono piccolo, altri invece hanno ridotto le quantità di coni e coppette. Sui caffè, invece, ci aspettiamo ad ottobre che tutti i bar arrivino a un euro e venti centesimi per il classico espresso».
Il presidente di Fiepet offre poi qualche consiglio: «Bisogna andare a rivedere le fasce orarie d’attività e nel frattempo offrire menù più stagionali, adattando le offerte commerciali su base settimanale. Oggi, per esempio, i funghi porcini si trovano. Ma se si trovano nel menù anche a giugno o a settembre di sicuro i prezzi devono aumentare».