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A24, guerra legale per la Roma-L'Aquila tra Toto e il governo: vogliamo un risarcimento

Antonio Sbraga
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Anas & Digos ieri mattina nella sede dell'autostrada A24 e A25 per lo «sfratto» dell'ormai ex società concessionaria. C'erano i poliziotti, infatti, a presidiare il cambio della guardia della gestione poche ore dopo il decreto con cui il Governo ha affidato la gestione all'Anas, revocandola concessione alla società del Gruppo Toto. Che la giudica «una decisione inaudita e senza precedenti, una scelta ritorsiva del tutto ingiustificata, sia per ragioni di procedura che di merito: un sopruso», tuona Strada dei Parchi, annunciando di voler «difendere in tutte le sedi il proprio buon nome». Però il Ministero nel decreto legge rivendica il proprio «diritto al risarcimento del danno», anche «in considerazione delle molteplici criticità riscontrate nella gestione dell'autostrada, compreso l'inadeguato stato di manutenzione». E intanto «provvede a trattenere sull'importo una somma corrispondente all'entità delle rate della convenzione unica del 18 novembre 2009, dovute e non ancora versate da Strada dei Parchi Spa».

 

 

La quale, dal canto suo, ribatte di non essere «inadempiente - anzi ha provveduto a pagare in proprio interventi urgenti che non le competevano e ha sopportato il blocco delle tariffe dal 2015 - e nessuna sentenza, neppure di primo grado, ha mai condannato la Società o i suoi amministratori. Inoltre, le prove di carico ordinate da alcuni Tribunali abruzzesi a periti professionisti hanno accertato senza ombra di dubbio che non sussiste alcun rischio per le infrastrutture autostradali e dunque non è a rischio la sicurezza degli utenti, mentre una sentenza della Corte di Giustizia ha stabilito che tutti i lavori di manutenzione fin qui affidati in house erano e sono perfettamente legittimi».

 

 

Nell'attesa di quella che si preannuncia come una lunga querelle legale, intanto 111 sindaci di Lazio e Abruzzo chiedono «al Governo di farsi garante della salvaguardia di tutti i posti di lavoro, della sicurezza e della riduzione dei pedaggi». Attualmente, infatti, si pagano «tariffe di montagna» integrali, applicate finanche nei pianeggianti 11 chilometri del tratto urbano romano, con una media di oltre 10 centesimi al chilometro (equivalente al 43,3% in più rispetto alla tariffa che si paga sull'A1).

 

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