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Roma, sui turisti è guerra tra taxi e ncc. Corse più salate: il reportage da Fiumicino

Francesca Mariani
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Aeroporto di Fiumicino, parcheggio Taxi agli arrivi del Terminal 3: benvenuti all'inferno. Come in un suk, gli autisti si contendono i clienti, finendo spesso per litigarseli. La mattina, il pomeriggio. La ressa c'è sempre. Ma la situazione va ancora più fuori controllo di sera, tra le 20.30 e le 23.30. La domanda è sempre la stessa, prima di iniziare la corsa: «Roma, dove?». Il primo a porla è un uomo con la scritta «official taxi» sulla maglietta gialla, che cerca di smistare i turisti: «Chi va a Roma? », domanda. E se qualcuno va più vicino o verso Ostia viene lasciato indietro o mandato a cercare la vettura al Terminal 1, lontano 500 metri dove poi più o meno si ripete la stessa pantomima. Ma spesso, in realtà, le trattative iniziano prima che i viaggiatori si avvicinino alle vetture. I tassisti se li dividono: «I miei sono quelli là». E non mancano le battute a sfondo sessista: «Questa pure a casa me la porto» e «paga in natura», scherza un tassista commentando il magnifico aspetto di una turista bionda. Meno entusiasmo suscita una coppia formata da un uomo e una donna all'apparenza indiani. I due contestano il prezzo proposto e un giovane autista commenta con un altro tassista: «Vediamo cosa decidono, devo vedere semi conviene».

 

 

Anche se le norme prevedono la stessa tariffa fissa per chi deve raggiungere una via che si trovi all'interno delle Mura Aureliane: 50 euro, che diventano 60 se il taxi ha la licenza del comune di Fiumicino. Ma il problema non è questo. Alcuni titolari delle vetture provano a proporre il tassametro invece della tariffa fissa: «Così non ci rimette nessuno», spiegano ai malcapitati. Che alla fine potrebbero pagare circa il doppio del previsto. Ancora troppo poco per alcuni conducenti che provano a sparare cifre più sostanziose in cambio magari di un giro panoramico, soprattutto se vedono che i viaggiatori sono asiatici e benestanti. E se la trattativa non va in porto provano a scaricare i clienti parsimoniosi dicendo che il Pos non funziona. Ovvio che gli altri tassisti in fila capiscono il trucco e alcuni non ci stanno. «Non hai la carta, te? », chiede un collega. «Vale per sempre però, eh?», insiste. Spiega un tassista: «Alcuni con questi trucchetti incassano annualmente 120/150 mila euro dichiarandone 20 mila. Il loro problema è quello di non far entrare soldi nel conto corrente; per questo evitano di prendere le corse economiche: se incassano con il Pos devono fare necessariamente la ricevuta fiscale, e non possono mantenere la dichiarazione dei redditi tra 15 e 20 mila euro». «Questi comportamenti esistono da quando esiste l'aeroporto - spiega Daniela Carola, comandante dei vigili del Comune di Fiumicino Una volta si potevano sequestrare i mezzi, avremmo bisogno di normative più stringenti».

 

 

«Nell'ambito aeroportuale c'è una confusione totale- spiega Claudio Fagotti, rappresentante del sindacato AdiTaxi - ci sono 35 auto di Fiumicino che vanno autonomamente al prezzo di 60 euro, mentre per i "romani" la tariffa è 50». «Mi guardavano come un marziano, ma sono riuscito a portare all'attenzione di tutti questo fenomeno», racconta Alessandro Onorato, assessore al Turismo, Grandi Eventi e Sport del Comune di Roma. «Dopo oltre 6 anni, finalmente sono ripartiti i controlli da parte del Git della Polizia di Roma Capitale contro questo fenomeno: siamo stati noi a richiedere la convocazione del Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza su questo tema: la polizia municipale ha ripreso con successo il servizio quotidiano di controllo e repressione contro i procacciatori di corse e di questo siamo molto soddisfatti». Ma non è finita qui. L'idea, infatti, è quella di introdurre degli steward per i controlli e un Daspo per comportamenti di questo tipo».

 

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