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Ergastolo ai fratelli Bianchi, condanne per i due del branco. La sentenza per l'omicidio di Willy Monteiro a Colleferro

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Ergastolo per Marco e Gabriele Bianchi, 23 anni di carcere per Francesco Belleggia e 21 per Mario Pincarelli. Condanne dure da parte dei giudici della Corte d’Assise di Frosinone per il pestaggio e il feroce omicidio di Willy Monteiro Duarte, morto nel settembre del 2020. La lettura della sentenza viene accolta dagli applausi degli amici di Willy e le imprecazioni dei condannati, mentre restano in silenzio la madre e il padre della vittima: il verdetto rende giustizia, ma non restituisce loro il figlio ucciso a 21 anni, il 6 settembre di due anni fa, in una strada di Colleferro.

 

Soddisfatta la procura per una sentenza che rispetta l’impianto accusatorio, mentre è duro il commento dell’avvocato Massimiliano Pica, difensore dei fratelli Bianchi: «Non sono assolutamente d’accordo», «non riesco a capire quali saranno le motivazioni», evidenzia dopo il verdetto, prima di aggiungere: «Sono rimasto senza parole e la considero una sentenza mediatica. Dopo aver letto le motivazioni faremo ricorso».

Willy, classe 1999, origini capoverdiane, venne pestato a morte mentre cercava di difendere un amico in difficoltà. Il procedimento che si è concluso oggi è stato caratterizzato dal rimpallo di responsabilità tra i quattro imputati, originari di Artena. Nessun dubbio nella ricostruzione dell’accusa, accolta dalla sentenza della Corte d’Assise, sulla volontarietà dell’azione omicida dei fratelli Bianchi che, ha ricordato il pm nella requisitoria, hanno aggredito il giovane in modo «becero e selvaggio», con calci e pugni assestati come se avessero davanti «un sacco da pugilato».

La brutalità del pestaggio ebbe forte impatto sull’opinione pubblica e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella conferì al giovane, che lavorava come cuoco, la medaglia d’oro al valore civile alla memoria: «Luminoso esempio, anche per le giovani generazioni - si legge nella motivazione - di generosità, altruismo, coraggio e non comune senso civico, spinti fino all’estremo sacrificio».

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