Meglio i rifiuti del termovalorizzatore, Virginia Raggi & Co insistono. Raccolta firme e gelo alla Regione
Il campanello d’allarme era suonato già nel luglio 2016. A un mese dall’elezione in Campidoglio, Virginia Raggi si fece «immortalare» a Tor Bella Monaca, in un giardino dove i bambini giocavano con i topi. Cavalcando ancora l’onda elettorale promise guerra «al sorcio».
Giorni e giorni di consultazioni e dibattito, addirittura spuntò l’ipotesi di sterilizzare i ratti capitolini, che pure contano una popolazione stimata di oltre dieci milioni di «esemplari». Dal topo si passò poi al gabbiano, ormai dal mare e dal Tevere trasferitosi in massa in ogni parte di Roma con scene orripilanti che diedero alla città eterna una notorietà assai diversa; e dunque si arrivò al cinghiale. Sempre più frequentemente gli ungulati comparivano in zone abitate, spesso veri e propri nuclei familiari a spasso tra l’immondizia riversa praticamente ovunque. Anche in questo caso l’allora sindaca proclamò guerra al suino selvaggio depositando addirittura un esposto in procura contro la Regione.
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In cinque anni però sembra che nessuno dell’allora dirigenza grillina si sia soffermato sulla più semplice, banale e veritiera causa di tanto proliferare in piena città di tutta questa fauna, ovvero i rifiuti.
A onor del vero di «transizione ecologica» i grillini ne hanno sempre parlato, senza che qualcuno capisse bene tuttavia cosa davvero intendessero. In cinque anni nessun progetto concreto per chiudere il ciclo dei rifiuti, solo centinaia di milioni di euro spesi per mandarli altrove, perché del resto inquinare a casa degli altri si può.
Per questo la "trovata" di ieri in Aula Giulo Cesare dei consiglieri del Movimento 5 Stelle e Lista Civica Raggi, con indosso la maglietta che avvia la raccolta firme per dire «no al termovalorizzatore» ha sollevato più di una polemica e alzato il freno dei «colleghi» alla Regione.
Roberta Lombardi, assessore proprio alla Transizione Ecologica nella giunta Zingaretti, secondo voci di corridoio, avrebbe cercato di smorzare la battaglia capitolina e quantomeno chiesto alla Raggi di non metterci la faccia. Del resto tra un anno si vota alla Pisana e andare allo scontro diretto con il Pd potrebbe pregiudicare accordi decisivi per il futuro del Movimento 5 Stelle alla Regione Lazio.
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Tutto poi alla vigilia di un incontro che dovrebbe svolgersi nei prossimi giorni tra il sindaco Gualtieri e la Lombardi stessa. E chissà che finalmente non ci facciano capire cosa significhi davvero «transizione ecologica».