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Roma invasa dai cinghiali, ecco perché siamo arrivati a questo punto

Matteo Vincenzoni
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La soluzione individuata per fermare la peste suina non è solo inutile, ma impraticabile. Recintare i cassonetti dei rifiuti ha già nell’intenzione un unico risultato: rendere impossibile la già complessa vita dei romani. La bomba è già deflagrata negli uffici dei vertici Ama, colpevole come e quanto la Regione di una nuova emergenza nell’emergenza. Pensare di ingabbiare migliaia di bidoni per fermare l’avanzata dei cinghiali e della peste suina non è una cosa che si fa dalla sera alla mattina.

 

 

Anche in Campidoglio lo sanno, e oggi sarà determinante per capire come, dove e quando ottemperare al diktat della Regione. I dubbi sono molti. Soprattutto da parte dei romani. Sui social è tutto un incrociarsi di idee e supposizioni, per niente strampalate. Come faranno i cittadini a gettare l’immondizia? Ci saranno dei cancelletti per entrare nel recinto dei cassonetti? E come potranno gli operatori della municipalizzata scaricare nei camion il contenuto dei bidoni? E di quelli grandi, nei due municipi coinvolti dall’ordinanza, ce ne sono 2.750, solo per organico e indifferenziata, senza contare quelli piccoli del porta a porta.

Una gran bella gatta da pelare che va a mettere confusione in una raccolta già storicamente problematica. L’ordinanza di Zingaretti ha lanciato una vera e propria palla avvelenata all’Ama e al dipartimento Ambiente di Roma Capitale. Alcune aree verdi, intanto, come l’Insugherata, sono di fatto già state vietate ai cittadini. Gli esperti dicono che la peste suina non sia pericolosa per l’uomo e nemmeno per i cani. L’area infetta ha un’ampiezza pari quasi alla città di Mantova. In quei parchi in cui i cinghiali hanno proliferato si va a correre, ma soprattutto a rilassarsi con i cani. I cittadini possono igienizzarsi le scarpe prima di uscire dai parchi così come chiede la Regione. E va bene. Ma come si fa ad igienizzare 4 zampe e magari il muso del proprio cane che come è giusto che sia lo ha messo dentro a qualche cespuglio? Questo gran caos ha dei responsabili e sono gli stessi dell’emergenza rifiuti che da più di 10 anni tiene in ostaggio la Capitale. Regione, Ama e Comune.

 

 

I cinghiali, ormai lo sappiamo, hanno proliferato e si sono spinti in città perché in strada è pieno di appetibile immondizia. Spadroneggiano perché nessuno ha avuto il coraggio di limitarli quando erano in numero controllabile. Nel Lazio oggi sono 100mila. Dicono. Ma è non è una cifra attendibile. Gli ungulati sono molti di più. Per i cinghiali sono valse le stesse insensate remore che hanno generato l’emergenza rifiuti. Il Pd di Zingaretti fino all’altro ieri è stato ostaggio dei «no» di ambientalisti ed estrema sinistra a nuovi impianti e discariche di servizio. Fino a ieri, del «no» degli animalisti all’abbattimento controllato degli ungulati. E ci si ritrova per l’ennesima volta in emergenza. Oggi è la peste suina, domani, probabilmente, avremmo dovuto fare i conti con qualche tragedia. Perché i cinghiali non possono convivere nei parchi giochi con mamme e bambini. E non ci vuole uno scienziato per capirlo.

Purtroppo, però, così come sta accadendo per i termovalorizzatori, dove non arriva il coraggio degli amministratori arriva l’aiuto del Governo: perché se lo dice il Governo allora è un po’ come scrollarsi di dosso tutte le responsabilità verso questa o quella parte politica. Adesso sì, inizieranno ad abbattere i cinghiali. Lo ha detto il sottosegretario Costa. Ora sì. Ora si farà, si aprirà la grande caccia. Scrosciano applausi per l’ordinanza già firmata dalla Regione e ne scrosceranno per le prossime mosse di Zinga. Non gioiranno certamente, invece, quegli allevatori - per fortuna pochi nella "zona rossa" - che vedranno abbattuti per precauzione i loro maiali domestici.

Ma meglio tardi che mai, anche perché le aggressioni dei cinghiali ai residenti si stanno moltiplicando. Meglio qualche cinghialetto orfano che qualche mamma in ospedale, colpevole solo di essere scesa sotto casa a gettare l’immondizia o fare due passi con il suo cagnolino. Una strage, se strage sarà, che poteva essere evitata tenendo pulita la città e dicendo qualche «sì» invece dei soliti «no».

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