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A Roma allarme peste suina africana, la mappa della zona rossa: pic-nic vietati e cassonetti recintati

Martina Zanchi
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La Regione costringe Roma a impedire ai cinghiali di avvicinarsi all'immondizia, recintando i cassonetti. Il rischio è che il virus della peste suina si diffonda senza freni. Dopo il primo cinghiale malato, rinvenuto nel parco dell'Insugherata pochi giorni fa, ieri il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha firmato un'ordinanza con le prime misure per il contenimento della PSA. Il quadrante nord-ovest della Capitale, all'interno del Gra, diventa «zona infetta provvisoria»: qui Roma Capitale deve recintare i bidoni della spazzatura «per inibirne l'accesso ai cinghiali».

La Regione ha tracciato la zona di rischio da Labaro a Casalotti, usando come confini il Gra e il Tevere, fino a lambire il Vaticano. A sud il limite è circonvallazione Clodia; a sud-ovest via di Boccea. In quest'area di circa 5000 ettari non solo Ama deve proteggere la spazzatura - come lo farà? Al momento non ci sono indicazioni operative ma si aggiunge il divieto di eventi all'aperto in aree agricole e naturali. Vietati persinoi picnic. Ai cittadini, uscendo dai parchi, è raccomandato disinfettare le scarpe per evitare di portare il virus in giro per la città. Le persone dovranno segnalare la presenza di cinghiali morti e le carcasse dovranno essere smaltite tramite procedure di massima biosicurezza. Per quanto riguarda gli allevamenti di suini, la Asl Roma 1 ha il compito di censirli e programmare macellazione e controlli virologici.

Nell'Urbe, peraltro, il problema non è solo trovare il modo di ingabbiare i secchioni. Roma sta tornando a riempirsi di rifiuti e le discariche abusive attirano i cinghiali. Rimuoverle - o meglio, impedire che si formino - deve essere imperativo. È così che la peste suina, paradossalmente, potrebbe costringere Roma Capitale a tenere pulite le strade. E mentre i cinghiali scorrazzano persino nei quartieri centrali, potrebbe non bastare la strategia di contenimento basata sulla chiusura dei varchi naturali, con le reti anti-scavo, all'interno delle aree verdi. La peste suina cambia drammaticamente il quadro. In Piemonte, dove poco prima del Lazio sono stati registrati casi di PSA, è iniziato l'abbattimento di circa 50mila ungulati.

Del resto è il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, delegato all'emergenza, a sdoganare il tabu degli abbattimenti: «Rispetto le sensibilità di animalisti e ambientalisti, ma siamo di fronte a un'emergenza», ha detto Costa, aggiungendo che «serve pensare anche a un piano di selezione, di abbattimento importante, che riduca il numero e la presenza dei cinghiali». Una posizione condivisa da Coldiretti Lazio, che evidenzia i rischi per i circa 50mila suini di allevamento.

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