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Il bersaglio della sinistra del “No” è Roberto Gualtieri. Il nuovo nemico è il termovalorizzatore

Claudio Querques
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Il fronte del No ha un cuore che batte a sinistra. Facce già viste, frasi già dette, comitati pronti a manifestare contro il termovalorizzatore. Un copione già scritto. Si parte dalla Cgil e dal suo segretario romano Natale Di Cola che ha subito parlato di un «fulmine a ciel sereno», perché «una scelta così importante doveva partire da un confronto con la città». Bordate di vario genere arrivano dal mondo green, da Legambiente, Europa Verde, dalla Sinistra civica che fa capo a Massimiliano Smeriglio, deputato europeo nonché ex vicepresidente della Regione, un tempo legatissimo a Zingaretti. Il profilo insomma è sempre lo stesso: «uomini contro», la sinistra sindacale e la sinistra fricchettona, più quel gruppo ormai residuale che fa capo a LeU e dunque alla senatrice Loredana De Petris. Una formazione buona per tutti gli usi purché finalizzati sempre e comunque alla vittoria del «No».

 

 

Non si aspettava certo una benedizione celeste, Gualtieri. Ma neanche che il termovalorizzatore diventasse la battaglia dei moderati e di una parte della destra. Da ex ministro all'Economia sapeva quanto è rischioso essere presi di mira, soprattutto dai suoi. Immaginava che sarebbe rispuntata fuori Virginia Raggi e con lei la sua «nemica» di sempre Roberta Lombardi. Che l'onda lunga del dissenso si sarebbe riversata sulla Pisana. E che persino a Palazzo Chigi e in Transatlantico ci sarebbero stati i «pentiti», chi avrebbe detto «ecco, vedete cosa ha voluto dire dare a Roma i poteri speciali...» Per non dire dei contrasti nati all'interno del Pd sulla questione del metodo. «Non entro nei dettagli - è la premessa di Marco Miccoli, membro della direzione nazionale dem anche se trattare 700 mila tonnellate di rifiuti mi sembra una grandezza esagerata, mi chiedo però se non sarebbe stato meglio parlarne prima. E poi: era il caso di spaccare la maggioranza alla Pisana considerando che a febbraio si vota?». Di metodo parla anche Giovanni Caudo che fu assessore nella giunta Marino. Ed è sufficiente evocare quel nome, l'ex primo cittadino fulminato dal fuoco amico, per corrucciare Gualtieri. Che tutto vuol diventare tranne un marziano e i conti se li sa fare.

 

 

«Non c'è nulla di estemporaneo nella sua scelta - fa notare Umberto Maroni, deputato dem - se si vuole fare il termovalorizzatore il momento giusto è questo, ora o mai più. Ora che è in discussione la norma nazionale e che il sindaco può utilizzare da commissario per il Giubileo i poteri speciali». Solo così sarà possibile bypassare i veti del Piano regionale. Ma non sarebbe stato più corretto inserirlo nel programma? «Gualtieri avrebbe vinto lo stesso - taglia corto Maroni - E comune a Roma se ne parla da anni. Io stesso, da capogruppo in Consiglio comunale, organizzai un convegno sul termovalorizzatore nel 2010». C'è infine una domanda che- parafrasando Giorgio Gaber - è lecito fare: il termovalorizzatore o di destra o di sinistra? «Da quando mi sono dimessa dalla magistratura per cominciare una esperienza politica - è la risposta di Simonetta Matone, ex magistrato e capogruppo della Lega in Campidoglio - mi domando se le cose di buon senso, utili ai cittadini, debbano essere per forza di destra o di sinistra. Nel gennaio scorso la Lega aveva presentato un ordine del giorno che chiedeva un termovalorizzatore per Roma, mio cavallo di battaglia elettorale. L'aula lo bocciò. Pochi giorni fa, il 20 aprile, Gualtieri lo ha riproposto all'insaputa dei suoi facendo scricchiolare sia la maggioranza comunale che quella della Pisana. Vediamo se l'asse Zingaretti-Gualtieri sopravvivrà al Niet di Cgil e M5S».

 

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