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Roma, i tunisini accusati pure di sequestro di persona oltre che di doppio stupro

Valeria Di Corrado
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Si aggrava il quadro accusatorio nei confronti dei due 17enni tunisini accusati di aver violentato un loro coetaneo romano e sua madre, e di averli rapinati. Ora la Procura del Tribunale dei minorenni di Roma contesta anche il reato di sequestro di persona ai due giovani arrestati dalla polizia nella notte tra sabato e domenica. Dopo aver stuprato il ragazzino in un vicolo di Centocelle, i due stranieri lo avrebbero costretto a salire sulla sua minicar per fare un giro in varie zone della città, minacciandolo con un coltello alla gola mentre guidava. È questo il particolare che sarebbe stato ripreso con il cellulare da uno dei due indagati. Al termine di questo folle tour, si sono fatti accompagnare nell'abitazione del loro coetaneo. Una volta lì, si sarebbero fatti consegnare dalla madre del ragazzo un orologio e 300 euro, per poi chiudersi con lei in camera, costringendola ad avere un rapporto orale. I

 

 

l tutto mentre in casa c'erano anche le altre figlie della donna. L'intera famiglia, a parte il padre che si trovava fuori Roma, è stata nel giogo di questi ragazzini armati di un coltello. Per tre ore circa il 17enne romano si è dovuto prestare alle richieste di soldi e di sesso, diventando per i tunisini anche una sorta di tassista. Persino la madre, per paura di altre violenze nei confronti dei suoi figli, oltre a cedere al rapporto sessuale, avrebbe accontentato i «sequestratori» (arrivati in Italia senza una famiglia) preparando loro un panino.

 

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