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Bambini ucraini accolti a Roma. Ma le scuole vanno in tilt

Valentina Conti
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La macchina dell’accoglienza pro-Ucraina a scuola va in tilt sui mediatori culturali e linguistici . Non si trovano. Così, negli istituti di Roma e del Lazio che hanno aperto le loro aule agli studenti in fuga dalla guerra – circa 200 i bambini e i ragazzi ospitati nelle classi ad oggi – dirigenti scolastici e docenti sono bloccati a gestire la situazione. 

 

Un problema di prim’ordine sul tema che si somma alla carenza di spazi disponibili sul piano generale e ai contesti di sotto-organico legati all’assenza di insegnanti in grado di svolgere percorsi intensivi di alfabetizzazione. A denunciare «la difficoltà a reperire mediatori» in una lettera inviata al Comune di Roma e Città Metropolitana di Roma Capitale, all’Usr Lazio, all’Anci Lazio e all’Upilazio, sono i vertici dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma e del Lazio, Mario Rusconi e Cristina Costarelli. «In mancanza di un coordinamento da parte dei servizi sociali – scrivono – ci si muove solo tramite volontariato e il passaparola». Ieri mattina al Liceo Newton ha cominciato la frequenza A., un ragazzo ucraino approdato a casa nostra qualche settimana fa. Al suo fianco un mediatore della Penny Wirton, ucraino, in Italia dal 2011, che ha imparato l’italiano proprio alla scuola fondata da Eraldo Affinati. Contento il «nuovo» allievo del Newton (e la sua mamma tanto commossa) di confrontarsi con qualcuno che parlasse la sua stessa lingua. A. è stato accolto con uno striscione di benvenuto in ucraino e pensierini confezionati dai suoi compagni di classe, che hanno pensato pure al rinfresco.

Ma in molte scuole dove sono giunti bimbi e ragazzi provenienti dalle zone ucraine di conflitto, il momento dell’accoglienza è andato diversamente. «Io ho individuato due mediatori – racconta Costarelli, preside del Liceo dell’Esquilino – il signore della Penny Wirton tramite mie conoscenze e, attraverso una seconda strada, un tirocinante di un’associazione che verrà lunedì a prestare servizio in forma gratuita. Se si hanno i contatti o conoscenze i mediatori e gli interpreti si trovano, altrimenti no. Il punto è che non c’è una rete di coordinamento dal punto di vista istituzionale. Le scuole che non hanno contatti per loro esperienza non sanno come muoversi, devono rintracciarli in via autonoma. E senza mediatori è un grosso dilemma: non si riesce a comunicare. Siamo a un mese dall’inizio della guerra…». 

 

Una questione che crea disagi nel contingente, ma anche in prospettiva su altri fronti. L’ANP ne parlerà in Campidoglio, nell’incontro che il sindacato è tornato a domandare con urgenza dopo già l’attenzione richiesta istituzionalmente dal leader dei presidi romani sulle criticità della scuola per il tramite della nostra testata. «Nel nuovo anno scolastico potrebbe materializzarsi un ulteriore sovraffollamento delle già "classi-pollaio"», osserva il presidente Rusconi. «Inoltre – fa notare il numero uno dei capi di istituto della Capitale - con la risalita dei contagi Covid e la presenza di molti bambini e adulti ucraini non ancora vaccinati si potrebbe aggravare il fenomeno pandemico».
 

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