Per loro il diritto alla vita non esiste. Storace affonda la propaganda Pd
"In Campidoglio sono davvero strani, guai a toccare la loro propaganda". Francesco Storace punta il dito contro l'ipocrisia e il falso buonismo che mascherano la censura. "Adesso – per la verità anche prima – ce l’hanno tanto col movimento ProVita, per quei suoi manifesti affissi in città nel nome del diritto alla vita", si legge in un articolo del videdirettore de Il Tempo su 7Colli.
"A dirla tutta succede anche in altre parti d’Italia, ma anche qui le opinioni di chi non ritiene ineluttabile l’aborto non possono trovare sede. Ieri è toccato ad una consigliera comunale del Pd, Giulia Tempesta, che su twitter ha sparato la sua sentenza. Prima è quasi svenuta a leggere un manifesto che diceva così: “Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva Ru486: mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo”.
"La compagna Tempesta se ne è adontata e pretende di reprimere un dato di fatto. 'Viale delle Milizie, Roma. Continuano ad esserci i manifesti di #ProVita e il loro messaggio palesemente falso. Sono giorni che se ne parla e ancora campeggiano. Cosa aspetta la Sindaca @virginiaraggi ad applicare il regolamento comunale e a farli togliere?'. Tanto per capirci: a Roma si possono affiggere solo manifesti che piacciono al pd e alle tardofemministe (una speciale categoria che assomiglia agli iscritti all’Anpi che non sono mai stati in guerra per ragioni anagrafiche)", scrive Storace.
"Però, non va sottovalutata l’uscita, abbastanza bellicosa, che non è solo una strattonata alla Raggi. L’opera di propaganda dell’esponente del Pd in Campidoglio pretende di resuscitare uno sconosciuto regolamento comunale che a quanto pare punirebbe le opinioni. Ma stiamo scherzando? Che altro deve succedere? In galera chi crede nella sacralità della vita?", scrive il vicedirettore de Il Tempo.
"Risponde la gentilissima consigliera: quel manifesto 'è in contrasto con le prescrizioni previste dal Regolamento in materia di Pubbliche affissioni di Roma Capitale, che vieta espressamente ‘esposizioni pubblicitarie dal contenuto lesivo del rispetto di diritti e libertà individuali’. E questa non è una opinione', scrive. Dunque, diritti e libertà per impedire di nascere. È un nuovo mondo al quale fatichiamo a dare retta. Come se quel bimbo soppresso con una pillola non possa avere il diritto e la libertà di venire al mondo". "E comunque quel manifesto non cancella il diritto ad abortire; ma invita a riflettere su una tragedia che resta tale proprio per le stesse donne".
"Cito un’altra donna, è Daniela Santanchè - conclude Storace - che ha preso di petto il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori – pure lui del Pd – che si è vantato di aver rimosso i manifesti provita: 'finge di non capire che il 'veleno' di cui parlano ricade soprattutto sul feto. A prescindere da questo caso specifico, mi dovete spiegare a chi lede una campagna in difesa della vita? Di cosa avete paura?'. La domanda della Santanchè la rivolgiamo ai fanatici dell’ideologia abortista. Perché a questo hanno ridotto il diritto rivendicato".