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Rivolta a Rebibbia, arrestati 9 detenuti

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Valeria Di Corrado e Andrea Ossino
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Nove arresti e 55 indagati per la rivolta scoppiata all'interno del carcere di Rebibbia lo scorso 9 marzo. I detenuti del penitenziario più grande d'Europa avevano devastato il piano terra del reparto G11, proprio mentre in altri istituti carcerari italiani scoppiavano scontri analoghi nati dalle lamentele per le insufficienti misure anti-Covid adottate dal Dap. La biblioteca, due infermerie, le telecamere, gli idranti, le vetrate: secondo gli inquirenti gli indagati avrebbero causato danni per circa 75mila euro, picchiando secondini, infermieri e medici. I pubblici ministeri Eugenio Albamonte e Francesco Cascini, coordinati dal procuratore Michele Prestipino, contestano diversi reati: rapina, sequestro di persona, devastazione e saccheggio.

Tra i 9 arrestati c'è anche Leandro Bennato. Gambizzato nel novembre del 2019, è poi finito in carcere durante la maxi inchiesta che ha sgominato il giro di affari illeciti gestito da Fabrizio Piscitelli (il leader degli Irriducibili della Lazio ucciso durante un agguato al Parco degli Acquedotti) e Fabrizio Fabietti. In quell’occasione Bennato è stato accusato di aver fornito, il 6 aprile 2018, un contributo ai picchiatori che hanno teso un agguato all'albanese Anxhelos Mirashi (detto "Angioletto"), “colpevole” di non aver saldato i debiti maturati nell'ambito del traffico di droga. Tra i 55 indagati c'è anche Daniele Mezzatesta. Secondo le indagini è riconducibile a lui l’arsenale trovato in una cantina della periferia ovest della Capitale: sei chili di tritolo, un kalashnikov, tre mitragliatori, un fucile a canne mozze, diverse semiautomatiche e anche alcuni revolver. Bennato e Mezzatesta, così come altri detenuti coinvolti negli scontri del 9 marzo, sono stati trasferiti in altri penitenziari.

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