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Fiumicino, cocaina come fettine panate e lasagne: sgominata la banda di Zia Bianca

Valeria Di Corrado
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La "Zia Bianca" assicurava il "rispetto delle tradizioni" nello spaccio di droga a Roma. E così, nel suo linguaggio criptico ispirato al mondo della gastronomia, la cocaina diventava, a seconda dei casi, “fettine panate”, “lasagne” e “spaghetti alle vongole”. All’esito delle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, gli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia economico-finanziaria hanno smantellato un'organizzazione di narcotrafficanti capeggiata da una signora di 71 anni, Bianca Zarfati (detta "Zia Bianca") e dedita allo smercio di cocaina nella periferia ovest della Capitale e sul litorale romano.

I militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale nei confronti di 15 persone per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti (6 in carcere, 2 ai domiciliari e 7 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria). La Zia Bianca si riforniva stabilmente di droga da Marco Corina (classe 1952) e Marcello Gauzzi (classe 1962), tutti con numerosi precedenti specifici. Da quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche e ambientali eseguite, i tre  – finiti oggi in carcere – commentavano di essere rimasti tra i pochi a operare con “serietà” nel settore, facendo le cose alla “vecchia maniera”, in cui contava la “parola data”. Essendo agli arresti domiciliari, la Zarfati aveva stabilito il centro direzionale e operativo dell’associazione nella propria abitazione a Fiumicino, dove intratteneva i contatti con i fornitori e impartiva le disposizioni per le cessioni dello stupefacente e la riscossione dei relativi compensi a Fernanda Succi (classe 1957), alla figlia di quest’ultima, Valentina Mercadante (classe 1981), e a Cesira Succi (classe 1957).  A proposito del linguaggio criptico adottato al telefono per sviare i sospetti degli inquirenti, la Zia Bianca diceva: «Le telefonate mie e sue sono tutte di mangiate… mai… mai… mai parlato di niente...».

La Zarfati era arrivata a “rispolverare” un suo vecchio contatto peruviano per avviare, insieme a Corina e Gauzzi, una trattativa per l’acquisto di narcotico direttamente dal Sud-America a prezzi concorrenziali, che si sarebbe dovuta concretizzare con una prima fornitura di 6 kg di cocaina. Anche se l’affare non si è concluso, le indagini hanno consentito di individuare i referenti dell’organizzazione peruviana in Walter Jesus Nunez Moren (classe 1978) e Junior Gabino Huaman Lopez (classe 1986), nei cui confronti è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Gli approfondimenti svolti hanno, infine, fatto emergere come 7 indagati percepiscano o abbiano percepito – direttamente o in quanto inclusi nel nucleo familiare dei beneficiari – il “reddito di cittadinanza” o il “reddito di emergenza”.

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