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Schiaffo ai nonni, tutti chiusi i centri anziani

Grazia Maria Coletti
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Dopo un’estate da dimenticare anche un autunno senza centri anziani. Senza sanificazioni anti-Covid e ancora senza soldi, non riaprono neanche a ottobre i 150 circoli di Roma Capitale frequentati da circa 90mila nonni, costretti a restare ancora a casa pure se il lockdown è finito da un pezzo.

«Mancano i soldi per mettere in pratica le norme per la prevenzione del Coronavirus, ma dai Municipi non è arrivato un centesimo neanche per la manutenzione ordinaria e tantomento straordinaria. Impossibile dunque riaprire a meno di non trasformarci in elettricisti, idraulici, operai per mettere a posto bagni, soffitti, pareti, impianti di riscaldamento» sentenzia il coordinatore dei centri anziani di Roma Capitale, Michele De Maio, 74 anni, ufficiale dell’Esercito in pensione, già presidente del centro anziani di Vitinia in IX Municipio. È il caos. Perché ci sono anche centri anziani dove è crollato il soffitto. O quelli per cui ospitare 300 iscritti in sole due stanze sarebbe un attentato alla salute pubblica in tempo di Covid. Ma ci sono circoli che non hanno neanche il telefono e internet.

 

 

Scaduta l’ordinanza di chiusura della Raggi, la tabella di marcia delle riaperture, perciò, si è subito inceppata. Anche nel XIII Municipio, dove tre degli otto centri anziani del territorio si erano candidati a riaprire prima della fine del mese scorso. «Anche il mio di Cornelia» dice amareggiato il presidente. Invece, all’oggi, 8 su 8 del territorio, non hanno ancora riaperto. Alcuni sono anche a a pezzi. «Nel csa di via Numai, nel quartiere Torrevecchia, è crollato il soffitto», denuncia Angelo Belli, coordinatore Lega sul territorio. «Sempre a Torrevecchia, nel centro anziani di via Ventura sono impraticabili i bagni e quindi il presidente non apre».

«Il fatto è - continua Belli - che i presidenti dei Centri Anziani sono ancora investiti della responsabilità di assicurare gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sugli spazi interni ed esterni: dalla sanificazione quotidiana degli ambienti, alla manutenzione dei condizionatori d’aria all’acquisto di dispenser per il disinfettante, alla sanificazione dei bagni ad ogni singolo utilizzo». Richieste insolvibili per le esigue risorse economiche dei Centri. «Sono stati erogati bonus e incentivi per monopattini o e-bike – conclude nella nota Belli – ma niente per scongiurare l’isolamento della terza età. Bisogna capire che spesso, si tratta di persone vedove, sole e privarli della frequentazione dei CSA significa isolarli, non garantirgli una sana vita sociale o percorsi di riabilitazione motoria. Occuparsi delle fasce più deboli della popolazione è dovere primario di un sindaco, ma la sensibilità grillina è tutta nel prolungamento a oltranza della chiusura dei CSA».
 

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