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Ecco i 14 locali di Roma gestiti dalla camorra: le intercettazioni

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Quattordici locali, alcuni noti, altri meno, ma tutti centralissimi a Roma, erano gestiti indirettamente dal Clan Moccia. Si tratta de «La Fraschetta» a Piazza Navona, «Panico» a Castel Sant’Angelo, «Antico Caffè di Marte» e «Da Giovanni» in via Banco di Santo Spirito, «Bombolone», «Al Presidente», «La Torre» e «Ice Cream» in via Tor Millina, «La piazzetta del Quirinale» e «La Scuderia» in via in Arcione vicino a Fontana di Trevi, «Augustea» a Trastevere, «Varsi Bistro» in via della Circonvallazione, «5th Avenue» in via Marsala, «Frankiè Grill» in via Vittorio Veneto.

Alcuni di questi locali erano riconducibili direttamente ad Angelo Moccia e lo si evincerebbe anche da alcune intercettazioni tra gli indagati «I ristoranti di Franco Varsi! I ristoranti sono di Angelo Moccia Tu lo sai chi è Angelo Moccia? Qua lo hai conosciuto no? Vedi che c’hanno una organizzazione che per spaventarmi io che l’ho conosciuto ultimamente, ti dico, spaventosa! Spaventosa! Non ti dico quanto. Stanno nei tribunali! Comunque i ristoranti di Roma sono tutti loro! Tutti non riconducibili».

Tutti erano già stati oggetto di sequestro cautelare per evasione fiscale, ma nonostante non fosse intestato ad Angelo Moccia e nonostante fosse in custodia al tribunale, chi voleva prendere in affitto i «suoi» locali presentando una offerta al tribunale doveva pagare. È il caso della famiglia Dominici che per assumere la gestione di quattro ristoranti ha dovuto sborsare 300 mila euro. «Te li danno a te - dice Gargiulo, uno dei 13 indagati, riferendosi ai ristoranti sequestrati - anche perché se sono del tribunale e comunque controllano tutto loro te li danno a te però ci devi dare duecento e rotti mila euro, 300 mila euro quasi» ma poi puntualizza «Poi li gestisci con attenzione perché è sempre roba nostra».

Quando le rate mensili da 30mila euro che i Dominici avevano accordato al clan cominciano a non arrivare, la tensione monta e le preoccupazioni dell’intermediario Guido Gargiulo comincia a farsi sentire e ad un amico, durante una conversazione intercettata dice: «Il problema è che Vittorio non ha capito con chi c’ha a che fare. Pensa di giocare. Questi ti ammazzano».

Proseguono intanto le attività dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma nell’ambito dell’operazione che ha portato ieri all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 13 persone - tra cui Angelo e Luigi Moccia, capi dell’omonimo clan camorristico - indagate a vario titolo per i reati di estorsione e fittizia intestazione di beni, aggravati dal metodo mafioso, nonchè esercizio abusivo del credito.

I militari, nelle abitazioni di Angelo Moccia e Francesco Varsi, hanno scoperto e sequestrato ulteriore denaro e beni di lusso, costituiti da circa 10.000 euro in contanti e 10 orologi di pregio, del valore complessivo di oltre 50.000 euro, ritenuti provento delle attività illecite dell’organizzazione, consistente nella gestione degli interessi economici del clan nella Capitale, in particolare, delle varie attività commerciali coinvolte nell’inchiesta, di un’estorsione con metodo mafioso ed il reimpiego di capitali illeciti in investimenti immobiliari ed in macchine di lusso, sempre attraverso fittizie intestazioni volte ad evitare che i beni in questione finissero sotto la scure delle misure di prevenzione disposte dopo le pesanti condanne inflitte ad alcuni degli indagati.

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