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La notte peggiore della mia vita. Elder chiede scusa a tutti

Valeria Di Corrado
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"Voglio chiedere scusa a tutti, alla famiglia Cerciello e ai suoi amici. Al mondo intero. Quella notte è stata la peggiore della mia vita e se potessi tornare indietro per cambiare le cose lo farei ora, ma non posso". Lo ha detto davanti alla prima Corte di Assise di Roma, Finnegan Lee Elder, il giovane americano accusato, in concorso con Christian Natale Hjorth, dell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega, ucciso a luglio dello scorso anno con 11 coltellate nel quartiere romano di Prati.

Nel corso dell'udienza di oggi - avvenuta nell'aula Occorsio del tribunale di Roma - Elder ha chiesto il permesso di poter dire alcune parole. "Le ho scritte io", ha affermato il ragazzo che ha poi ribadito di non aver parlato prima per "mancanza di coraggio". "In carcere - ha detto - ho avuto la possibilità e il tempo di riflettere. Non voglio raccontare come si sono svolti gli eventi quella notte, perché già l'ho fatto nel corso degli interrogatori. Ma voglio dire che quella notte è stata la peggiore della mia vita, non perché sono in prigione, lontano da tutti. I motivi sono altri: ho tolto la vita di una persona, ho tolto un marito a sua moglie, ho rotto un legame tra fratelli. E ho tolto un figlio a sua madre. Non potrò mai perdonarmi tutto questo".

 

Il giovane ha poi ribadito: "Non sarò mai capace di perdonarmi per questo e non mi aspetto che la famiglia di Cerciello possa farlo oggi, sarà difficile, ma spero che un giorno potrà farlo". "Molti errori sono stati commessi quella sera. Il mio è stato il più grande - ha affermato Elder - Vorrei tornare indietro per cambiare le cose, ma non posso. Tutto ciò che posso dire è che provo del rimorso. Ho dolore per le sofferenze che ho arrecato. Sono dispiaciuto e molto triste per ciò che è successo a Cerciello". "Ciò che è successo - ha spiegato il giovane americano - mi ha cambiato per sempre e prometto di non commettere più questi errori".

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