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Niente Cig a bar e ristoranti: così uccidono Roma

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Damiana Verucci
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Il telefono delle associazioni di categoria, ieri, scottava. Tutti a chiamare e a fare questa domanda: «Ma cosa devo fare ora? Richiamare i miei dipendenti al lavoro? Metterli in ferie?». La cassa integrazione è scaduta e fino al 17 agosto non si può licenziare; se il Governo non si affretterà a firmare la proroga migliaia di dipendenti attualmente in cig dovranno tornare alle loro mansioni o, in alternativa, il datore di lavoro potrà metterli in ferie, forzate naturalmente, e comunque da pagare. Una situazione a dir poco complicata che sta tenendo sulle spine la quasi totalità delle aziende romane «costrette» proprio per non licenziare a mettere i dipendenti in cassa integrazione straordinaria, che in un modo o nell'altro, in ritardo e in alcuni casi ancora da pagare, è stata una bella boccata d'ossigeno per il datore di lavoro e per il dipendente. Ma ora? «Stiamo rispondendo ai nostri associati di stare tranquilli - dice Claudio Pica, Presidente Fiepet Confesercenti - ma attendiamo con ansia questa proroga perché si può immaginare, con l’attuale crisi in cui versa il settore bar e ristorazione, richiamare al lavoro tutti i dipendenti». 

 

La maggior parte degli esercenti, dopo il lockdown, ha richiamato neanche un terzo dei lavoratori che aveva pre-covid lasciando gli altri a casa. E c’è anche chi non ne ha richiamato alcuno perché magari apre soltanto poche ore al giorno, soprattutto se si tratta di esercizi in centro storico, e quei pochi clienti che arrivano li serve da solo, o non apre proprio, come nel caso di almeno un migliaio di alberghi nella Capitale. Doversi sobbarcare all’improvviso gli stipendi di chi è in cig sarebbe davvero impossibile per molti e, come dice qualcuno, «rischieremmo i forconi in piazza». «Eppure così funzionerebbe se per qualche motivo strano il Governo non firmasse la proroga del provvedimento - continua Pica - i lavoratori giustamente hanno il timore di essere licenziati e stanno a loro volta chiedendo spiegazioni al datore di lavoro che chiama noi per sapere come comportarsi e noi non possiamo fare altro che dirgli di attendere non capendo tuttavia il motivo di questo ritardo dopo tanti annunci». 

Paura anche nel settore turismo, in assoluto tra i più colpiti dalla pandemia. «Il Governo ha dichiarato di voler approvare in tempi brevi la proroga della cassa integrazione in deroga assieme alla proroga del divieto di licenziamento - scrive in una nota Fiavet Lazio - Questa dichiarazione non si è accompagnata a un provvedimento esecutivo, così chi ha chiesto la cassa integrazione in deroga dall’inizio si trova attualmente scoperto nell’attesa che questo proposito si tramuti in realtà, non potendo né licenziare, né pagare lo stipendio di agosto ai propri dipendenti».

«So che si sta lavorando per questo provvedimento – commenta la presidente Fiavet, Ivana Jelinic – ma l’attesa per il nostro settore non è più prorogabile: è urgente che si dica subito alle imprese cosa devono fare». Anche un solo giorno in più, in effetti, può sembrare un'eternità. Dice così David Sermoneta, Presidente di Roma centro storico per Confcommercio: «Non ci si rende conto della tensione sociale che può scoppiare da un momento all'altro. Migliaia di dipendenti che rischiano di stare senza stipendio e soprattutto di venire licenziati quando scadrà il provvedimento che impedisce di farlo. Bisogna assolutamente prolungare la Cig e ogni giorno perso è un giorno di incertezza in più che certo oggi non serve alla città e al suo tessuto produttivo».

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