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Coronavirus, caos sul distanziamento. Il sindaco di Anzio: difficoltà nelle spiagge

Fernando Magliaro
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“La buona notizia è che oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo avito per la prima volta zero contagi. Ma per il resto, stiamo molto, molto indietro”. Candido De Angelis è il sindaco di Anzio, una delle più note località di vacanza sulla costa del Lazio.

Sindaco, come sono andati questi mesi di quarantena?
“Da subito abbiamo stanziato un milione di fondi del Comune, dividendone una metà per il sostegno alle attività produttive e l’altra per le famiglie. Poi sono arrivati anche i soldi della Protezione civile e quelli della Regione. Alla fine, siamo stati in grado di erogare un contributo di 400/600 euro a famiglia, a fronte di circa 2.200 domande presentate”.

Poi?
“Poi abbiamo utilizzato una parte di questi fondi per corrispondere un bonus da 70 a 150 euro agli studenti per consentire l’acquisto di tablet per fare le lezioni da casa”.

Quindi, tutto bene, sostanzialmente?
“Beh, insomma, fra stanziamenti regionali e quelli della Protezione civile abbiamo ricevuto dallo Stato circa 500mila euro: la metà di quel che ha messo il Comune. E un enorme aiuto è venuto dalle donazioni, soprattutto per quel che riguarda i generi alimentari. La nostra è una città che vive sul porto, con il turismo e la ristorazione. Ora stiamo iniziando a ripartire”.

Sindaco De Angelis, ha una stima sulle riaperture? 
“Dati precisi ancora non ne abbiamo ma la nostra stima è che almeno un 10-15% di attività non abbia riaperto”.

Insomma, lo Stato ha erogato poco e gli effetti iniziano a vedersi.
“La prima questione è che le banche non stanno erogando soldi. Non ci sono tracce di quei fantastiliardi promessi. Qui, sul territorio non si vedono. Se c’è stata la poderosa macchina da guerra, i suoi effetti noi non li abbiamo potuti apprezzare”.

Lei ha ricordato come Anzio viva di turismo. Si avvicina l’estate…
“Sì, stiamo riaprendo anche le spiagge anche se con queste misure sul distanziamento c’è molto lavoro da fare anche perché temo che per mesi dovremo saranno la norma”.

A suo giudizio, quali sono le priorità per garantire la ripartenza?
“Da un punto di vista, diciamo, “sociale” la prima cosa è garantire il rientro a scuola a settembre. Non possiamo pensare di rimanere ancora con le lezioni online e i figli a casa”.

E per l’economia?
“Va immediatamente ripensato il sistema della fiscalità. Se le banche non erogano i fondi promessi, se le aziende non ripartono con la produzione e il commercio, l’economia resta ferma. Lo Stato non può pensare di ricominciare praticamente subito con le tasse, le cartelle esattoriali e via dicendo. Stiamo rischiando di spingere molti a non riaprire: magari si fermano, aspettano il reddito di cittadinanza e poi fra un anno si vede. Ma molti altri rischiamo che finiscano fra le braccia dell’usura e della criminalità organizzata. Il Governo deve fare estrema attenzione o le conseguenze potremmo pagarle per i decenni a venire”.

Quindi, in termini pratici?
“La fiscalità del 2020 va completamente ridisegnata. Le faccio un esempio”.

Dica.
“Pensi ai negozi di abbigliamento. Tanto a quelli delle grandi catene quanto alle realtà più piccole. Quando è scoppiata la pandemia avevano appena messo in vendita le collezioni primavera-estate. Poi hanno chiuso. Ora, quindi, quelle collezioni sono rimaste invendute del tutto e dovranno per forza finire nei saldi. Ma per pagare la collezione della ripartenza, quella autunno-inverno, serviranno soldi. Se non dagli  incassi che non ci sono, devono venire da qualche parte. Altrimenti ci sono solo debiti. E non puoi sommarci anche le tasse del 2020”.

Insomma, anche lei vede una situazione difficile.
“La situazione è senza dubbio molto, molto difficile”.

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