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La Procura notifica lo sgombero. Ma i militanti di CasaPound non se ne vanno

Mary Tagliazucchi
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Alla fine lo sfratto a CasaPound è arrivato. Nella mattinata di oggi i poliziotti della Digos della Questura, su disposizione del gip  della Capitale, hanno notificato ai militanti del movimento neofascista il decreto di sequestro preventivo. Decreto che fa riferimento al reato di occupazione abusiva, dell’immobile di via Napoleone III nel quartiere Esquilino.

Lo stabile era da tempo nel ‘mirino’ della sindaca Virginia Raggi che, già nell’aprile del 2018 dichiarava: “Da sempre contro l’occupazione illegale di CasaPound”. E, ad una settimana da quelle dichiarazioni, il 26 ottobre gli uomini della Guardia di Finanza erano entrati nella storica sede di Casapound per un’ispezione all’interno dello stabile. Nonostante in molti si aspettavano il peggio fra gli occupanti e le forze dell’ordine, tutto però era avvenuto in piena tranquillità ma di fatto  gli occupanti del palazzo erano rimasti esattamente al loro posto.

 

Fino a quel momento visto che da oggi le cose hanno preso una piega decisamente diversa. Gli occupanti infatti dovranno – forse- rinunciare a quello che da quasi diciassette anni (lo stabile è stato occupato nel lontano 27 dicembre del 2003), era diventato il loro quartier generale di riferimento.

Un primo passo verso la legalità sembra essere ristabilita ma questo si vedrà solo nei prossimi giorni. La situazione non è così semplice come sembra  e gli occupanti non lasceranno, dall’oggi al domani, tanto facilmente lo stabile.  

Le occupazioni abusive nella Capitale sono all’ordine del giorno e questa in particolare, secondo la Conte dei Conti, ha generato un danno erariale di almeno 4,6 milioni per omessa disponibilità del bene e per la mancata riscossione dei canoni da parte del Demanio e del Miur.
 

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