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Landini si fa il partito schierandosi con i magistrati rossi. “Quel no che unisce”

Pietro De Leo
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Tanto per sottolineare che no, l’opposizione dell’Anm alla separazione delle carriere non ha proprio nulla di ideologico, arriva il soccorso rosso della Cgil. Il sindacato è così poco preoccupato dalla crisi della rappresentanza sposa in automatico qualsiasi battaglia che sia contro il governo, con un comune denominatore: buttarla costantemente e puntualmente in confusione. Un ordine del giorno approvato dalla confederazione di Corso Italia l’altro ieri, mette in fila una serie di sloganetti a comporre un vero e proprio atto di fede alle tesi dell’Anm. La riforma approvata in prima lettura alla Camera lo scorso 16 gennaio, scrivono, è «sbagliata e pericolosa». E aggiungono: «è evidente che l’obiettivo ultimo, e malcelato, sia quello di ledere l’indipendenza dei magistrati, necessaria a garantire il principio costituzionale dell’uguaglianza di cittadine e cittadini di fronte alla legge».

 

 

Curioso, considerando che, invece, la separazione delle carriere è volta proprio a garantirla, quell’uguaglianza, fissando la parità di condizione tra accusa e difesa dinnanzi al giudice terzo e imparziale. «Questa riforma conferma ancora una volta l’intollerabile insofferenza del Governo per i delicati assetti e per l’equilibrio dei poteri costituzionali». Argomentazione, anche questa, smentita dai fatti, visto che proprio l’articolo 111 della Costituzione sancisce stabilisce lo schema di separazione. Poi la buttano sul tragico: «c’è un disegno unitario che parte dall’elezione diretta del capo dell’esecutivo che stravolge la forma di governo, e che continua con la rottura dell’unità del Paese, attraverso la cosiddetta autonomia differenziata (...) Il cerchio si chiude con le modifiche all’assetto della magistratura, ennesimo tentativo di stravolgimento dell’equilibrio tra i poteri».

 

 

Questo, quindi, è il tazebao del sindacato guidato da Landini che si chiude così: «come Cgil condividiamo le ragioni delle mobilitazioni decise dall’ANM il 15 dicembre scorso e il denso calendario di iniziative previsto, che culminerà con una giornata di sciopero della magistratura, il prossimo 27 febbraio». Dunque, il messaggio è molto chiaro: vietato riformare, le forze dell’immobilismo si prendono per mano. Intanto, però, giustamente il ddl costituzionale sulla separazione delle carriere prosegue il suo iter ed è stato incardinato alla Commissione Affari Costituzionali al Senato. Il Presidente dell’organismo, Alberto Balboni, ha annunciato che sarà svolto un ciclo di audizioni. I gruppi hanno tempo fino al 5 febbraio per presentare le proposte sui soggetti da convocare.

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