Governo, il viaggio lampo di Meloni da Trump: “Siamo pronti a lavorare insieme”
C’è tanto contenuto politico nell’incontro-lampo che la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha tenuto l’altroieri a Mar-a Lago, quartier generale di Donald Trump, con il prossimo presidente degli Stati Uniti. Risiede senz’altro nell’agenda, in cui rientra, e lo suggeriva anche la tempistica della partenza alla volta della Florida, il caso di Cecilia Sala e l’intreccio con la detenzione dell’iraniano Abedini. Ma risiede, molto, anche nella logica. Dopo l’altro colloquio a Parigi, in occasione della riapertura di Notre Dame, ora Giorgia Meloni è andata nel vero cuore del trumpismo politico, che si prepara a diventare trumpismo di governo. E con il tycoon, ormai agli sgoccioli nel periodo di transizione, ha trovato il prossimo consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, il prossimo ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, Tilman Fertitta (proprietario degli Houston Rockets, squadra dell’NBA), il Segretario al Tesoro Scott Bessent e il Segretario di Stato Marco Rubio. Figura, quest’ultima, che sarà fondamentale nei futuri rapporti. Rubio non è una “repubblicano MAGA”, cioè della corrente nata con l’esperienza di Trump, ma appartiene al retaggio tradizionale del GOP, ed è molto orientato (avendo origini cubane) al contrasto dei regimi contemporanei. Non c’era, a quanto pare, il patron di Tesla Elon Musk, che secondo indiscrezioni si sarebbe adoperato per l’incontro.
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Trump e Meloni, insieme agli altri invitati nella “ballroom” di Mar-a-Lago, hanno assistito anche alla proiezione di un corto che parla della battaglia giudiziaria contro i presunti brogli che il tycoon ha sempre denunciato per le elezioni presidenziali del 2020, dove è stato sconfitto da Joe Biden. «È molto emozionante - ha detto Trump riferendosi a Meloni - sono qui con una donna fantastica, il primo ministro italiano. Ha preso d’assalto l’Europa». Marco Rubio ha parlato dei lei come «una grande alleata, una leader forte». Più tardi, su Facebook, la premier italiana sottolineerà l’incontro in un post social: «Bella serata con Donald Trump, che ringrazio per l’accoglienza. Pronti a lavorare insieme».
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Dunque, viene confermata quella sintonia già espressa, appena un mese fa, nell’incontro parigino. E che accredita l’Italia come interlocutore privilegiato in campo europeo in quella che sarà la nuova fase di relazioni con la Casa Bianca repubblicana. Uno schema nel quale un "ruolo ponte” sarà fondamentale, considerando le complessità dell’agenda: dalle politiche commerciali all’agibilità delle big tech nel mercato europeo, dalla crisi in Ucraina ai rapporti con la Cina che saranno, questi ultimi, la vera chiave su cui si calibrerà l’asse atlantico. La visita informale ha suscitato reazioni bipartisan nella politica italiana. «Bene che Meloni sia andata da Trump» ha detto il vicepresidente del consiglio Matteo Salvini in una diretta social, «ne sono contento da italiano e da vicepremier, perché penso che Trump potrebbe riportare la pace tra Russia e Ucraina e tra Israele e Medioriente». Dall’opposizione il senatore del Pd Pierferdinando Casini ha riconosciuto che l’incontro «è senz’altro positivo. Non vedo come si possa pensare il contrario. L’amicizia tra Italia e Stati Uniti è un valore da coltivare con cura, come è stato fatto con Joe Biden».
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