Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Todde, ecco come Schlein e Conte cercano di tenersi la Sardegna

Aldo Torchiaro
  • a
  • a
  • a

La Corte d’Appello di Cagliari ha trasmesso alla Procura della Repubblica gli atti relativi ad Alessandra Todde. La delibera con cui dichiarano la decadenza della Presidente della Regione Sardegna, che il Tempo ha potuto consultare, è circostanziata e precisa. Lei non demorde e preannuncia un ricorso. «Vado avanti, sono legittimata a farlo e continuerò a lavorare finché non ci saranno atti certi». La governatrice della Sardegna, il giorno dopo lo tsunami politico che rischia di travolgere tutto, spazzando via l’unica giunta giallorossa d’Italia a guida pentastellata, le prova tutte. Convoca un vertice blindato in consiglio regionale con i capigruppo di maggioranza, poi indice una conferenza stampa per spiegare la sua posizione: ribadisce che non ci sarebbero state irregolarità nelle spese elettorali durante la campagna elettorale. Dagli atti che consultiamo, non si direbbe.

 

 

Il collegio di garanzia elettorale della corte d'appello di Cagliari le contesta tante irregolarità da dichiararla decaduta dalla carica di consigliere regionale e, di conseguenza, da quella di presidente. Non era mai successo prima: ora la strada da seguire sarà doppia, politica e giudiziaria. Il consiglio regionale è chiamato a ratificare la decisione del collegio e potrebbe anche decidere di non ratificarla aprendo però scenari impossibili da ipotizzare, di conflitto istituzionale con il potere giudiziario. La parola, per ora, al Tribunale di Cagliari, con il ricorso già presentato dai legali della Todde. L’ordinanza sottolinea che Todde ha inviato tramite pec la dichiarazione delle spese e il rendiconto, pubblicati sul sito della segreteria del collegio regionale di garanzia elettorale, dove ha dichiarato di aver sostenuto spese per 90.629,98 euro e di aver ricevuto contributi per 90.670,01 euro. Tuttavia, i documenti risultano firmati solo dalla stessa Todde. Il Collegio ha anche rilevato che Todde non ha nominato un mandatario, come previsto dalla legge, né ha aperto un conto corrente bancario dedicato esclusivamente alla raccolta dei fondi elettorali. I contributi sono stati dichiarati come ricevuti su un conto corrente presso Intesa Sanpaolo, filale di Montecitorio. E non risulta che questo fosse intestato a un mandatario. Inoltre, il rendiconto non è stato asseverato da un mandatario, il che invalida la dichiarazione secondo le disposizioni di legge.

 

 

Un pasticcio che avvelena il clima in un M5S alle prese con il repulisti interno di Giuseppe Conte, all’indomani della disfida con Beppe Grillo, e che il Pd recepisce con imbarazzo. Schlein preferisce non parlarne. È la stessa Todde a riassumere: «Ho sentito Conte e Schlein. Chiaramente ho il supporto della mia forza politica e di tutte le forze politiche della mia maggioranza che ovviamente stanno lavorando per sostenermi». Certo, se i documenti ci fossero, non servirebbe l’impegno a lavorarci da parte dei partiti della maggioranza. Forza Italia preme per le dimissioni. «Invitiamo il presidente Alessandra Todde a non sottovalutare la gravità della situazione e a fare un passo indietro, restituendo la parola agli elettori», dice con una nota il deputato e coordinatore regionale di Forza Italia, Pietro Pittalis. Deidda, deputato Fratelli d'Italia, prevede che Todde si incollerà alla poltrona: «Che figuraccia. Ora cercheranno ogni modo possibile per non dimettersi».

 

Dai blog