2024, l'annus mirabilis di Meloni e Schlein. Il tracollo di Conte e la crisi dei centristi
A mangiare il classico panettone ci sono arrivati tutti. Chi in ottima salute e chi in realtà più vicino al tracollo. Come al solito, sono gli ultimi sondaggi dell’anno ad indicare lo stato delle cose. Che è ottimo per Fratelli d’Italia (29,1 per SWG, addirittura il 30% per la Ghisleri). E per Giorgia Meloni, che può trascorrere il Capodanno senza particolari ansie, sia per la stabilità del governo sia per la tenuta del partito, in crescita dell’1% anche sulle rilevazioni dello scorso anno. Dietro di lei, Elly Schlein che vede il Pd (22,2 per Swg, un più incoraggiante 24,2 per Ghisleri) crescere sull’onda delle scorse regionali (e del 4% rispetto ai sondaggi di fine ’23) ma all’anno zero invece per le alleanze. Nel centrodestra continuano le buone prove di Forza Italia (9,2 e 9,1) vera e propria sorpresa del 2024 (più 1,6% sull’anno) con Antonio Tajani sempre più punto di riferimento del voto centrista. Stabile anche la coppia dell’Alleanza Verdi e Sinistra (6,7%) che sostanzialmente confermano la performance registrata alle Europee di giugno scorso, con un più 2,7 sull’anno. Interlocutoria la situazione della Lega, che dopo l’assoluzione di Matteo Salvini al processo di Open Arms, rivede segnali incoraggianti, e comunque con uno 0,4 in più rispetto a fine ’23. In via Bellerio l’obiettivo di medio termine è riagganciare il partito di Tajani.
Manovra all'ultimo minuto. La sinistra sbraita, ma era così anche con loro
Si scende così nel girone dei "rimandati". Non bene Carlo Calenda, anche dopo la separazione da Iv. Azione è in calo rispetto alla rilevazione annuale di un valore dell’1,4%. Invece praticamente stabile Italia Viva di Matteo Renzi, con una leggera flessione attorno allo 0,5%. Il 2025 per i due leader deve essere per forza l’anno della svolta. L’oscar della peggiore prestazione tocca però a Giuseppe Conte, costretto a prove fallimentari sia in Liguria che in Umbria ed in Emilia Romagna. Il M5S, nei sondaggi, si attesta attualmente intorno all’11%, un tonfo di 5,3% rispetto all’anno scorso. Sul fronte delle coalizioni, il ragionamento è conseguente. Al netto delle polemiche interne, (tra Salvini e Tajani) il centrodestra resta in posizione dominante, senza veri inseguitori. La presidente del Consiglio, negli oltre due anni di permanenza a Palazzo Chigi, sembra ancora in luna di miele con il Paese, nessun vero affanno. Anche in Europa, la fondatrice di Fratelli d’Italia è riuscita a trovare il bandolo della matassa con la vicepresidenza assegnata a Raffaele Fitto, ed il buon clima con la Presidente Ursula von der Leyen. Più complicato il momento del campo largo: manca una posizione condivisa sui principali dossier, la strategia fa acqua da tutte le parti. Nelle ultime settimane è emerso il tema della nuova Margherita: ce la farà Romano Prodi ad arrivare al battesimo con la candidatura di Ernesto Maria Ruffini? Il tema riguarda Italia Viva ed Azione: la "rana" sta arrivando a bollore, Renzi e Calenda sono chiamati a trovare in fretta una via d’uscita. Agganciarsi al Centro prodiano, come sembra voglia fare Renzi, o magari far risorgere il terzo polo, che potrebbe essere l’estremo tentativo di Calenda.
Il post definitivo di FdI: come sopravvivere alla Vigilia con i parenti di sinistra
Ancora più vicino al tracollo il Movimento 5 Stelle, nonostante l’emarginazione di Beppe Grillo, insomma brutte notizie per Elly Schlein. Il Pd in pratica assiste al progressivo calo del suo principale alleato, che è spinto ad assumere posizioni sempre più divisive, per evitare la definitiva marginalizzazione, in ogni caso una prospettiva infausta per il Nazareno. Oltre ai sondaggi, la prima prova sul campo sarà a Genova (tra aprile e giugno), la città chiamata al voto dopo il trasferimento alla presidenza della Regione Liguria del sindaco Marco Bucci. Il centrosinistra sulla carta parte in vantaggio (più 18 mila voti), appesantito dagli stessi problemi che hanno mandato fuori strada Andrea Orlando. Ovvero i rapporti non proprio amichevoli con il M5S, l’inconsistenza della gamba moderata. Il risultato è che il campo largo è ancora senza candidato (si cerca un civico) mentre per il centrodestra la palma sembra andare all’attuale vicesindaco reggente, Pietro Piciocchi. Resta l’incognita Campania, dove l’attuale Governatore Vincenzo De Luca nei prossimi giorni potrebbe dimettersi per candidarsi per la terza volta. Giorgia Meloni ha tempo fino al 10 gennaio per impugnare la legge approvata a novembre dal Consiglio regionale e mettere carbone nella calza dell’ex sindaco di Salerno.
I “regali” natalizi di FdI alla sinistra: disintegrati Schlein, Salis e Conte